Non poteva mancare nel nostro blog un testo sulla scrittura, sul valore per chi la pratica, sul significato
intrinseco della parola, sull’ impegno,
ricerca e faticoso lavoro che si
cela dietro l’arte dello scrivere, affidato non solo all’ispirazione del
momento.
In questo libro che racchiude frammenti tratti dalle
principali opere di Henry Miller (Tropico del
Cancro, Crocifissione rosa, Tropico del Capricorno, Primavera Nera, The
Cosmological Eye, I libri della mia vita, Arte e oltraggio, ecc…) si svela
la personalità dell’uomo e dello
scrittore, unità unica e inscindibile costruita col tempo e l’esperienza, fonte
primaria per la ricerca della verità.
Infinite sono le riflessioni sulla scrittura, e mi
trovo in difficoltà a selezionare le più significative e rilevanti, a
testimonianza delle sue capacità di artista della parola.
“La
scrittura come la vita stessa, è un viaggio di scoperta. L’avventura è di tipo
metafisico: è un modo di accostarsi indirettamente, o di acquisire una visione
totale piuttosto che parziale dell’universo. Lo scrittore vive sospeso tra il
mondo superiore e quello inferiore:imbocca una strada per poter alla fine
diventare lui stesso quella strada.[...]. Sono un uomo che racconta la storia della
sua vita, un’operazione che sembra diventare sempre più inesauribile man mano
che vado avanti [...].Quasi fin
dall’inizio sono stato profondamente consapevole che non esiste uno scopo. Non
spero mai di abbracciare il tutto, ma semplicemente di dare in ogni singolo
frammento, in ogni opera, la sensazione del tutto man mano che vado avanti,
perché sto scavando sempre più in profondità nella vita, scavando sempre più in
profondità nel passato e nel futuro. Con questo scavare senza fine si sviluppa
una certezza che è più grande di qualsiasi fede o credo. Divento sempre più
indifferente al mio fato, come scrittore, e sempre più certo del mio destino di
uomo. [...]
Il destino dell’uomo è per Miller la ricerca del proprio destino:
“…il problema
non è andare d’accordo con il proprio vicino o contribuire allo sviluppo del
proprio paese, ma scoprire il proprio destino, vivere in armonia con il ritmo
profondo del cosmo [...]. Il paradiso
è ovunque , ed è lì che porta ogni strada, se si continua a percorrerla fino in
fondo.
La scrittura ha questa valenza intrinseca di
rivelare l’uomo che è in noi, di renderci consapevoli della nostra identità,
attraverso il percorso stesso, un percorso che sembra non avere mai fine.
E ancora ci parla dell’impronta autobiografica della sua scrittura:
“Ogni
riga, ogni parola è profondamente collegata alla mia vita, sia sotto forma di
azione, evento, dato, pensiero, emozione, desiderio, evasione, frustrazione,
sogno, fantasia, capriccio, perfino i frammenti incompleti che fluttuano
distrattamente nel cervello come i fili spezzati di una ragnatela”.
E della consapevolezza
del suo unico talento:
“Mi
sentivo spinto a scrivere perché sembrava l’unico sbocco possibile per me,
l’unico compito adatto alle mie capacità”.
Ma anche la consapevolezza che nel perseguire questa
strada si deve distruggere ogni certezza degli altri su noi stessi:
“Ho
dovuto imparare a pensare, a sentire e vedere in modo completamente nuovo, in
un modo incolto, in un modo tutto mio, che è la cosa più difficile del mondo.
Ho dovuto tuffarmi nella corrente, sapendo che probabilmente sarei affondato [...]
Nessuno può affogare nell’oceano della realtà se si abbandona volontariamente
all’esperienza. Nella vita non si progredisce adattandosi, ma osando e
obbedendo al cieco impulso”.
Può sembrare rischioso e azzardato un pensiero del
genere, che poi ha portato Miller a osare con un linguaggio scandaloso spesso criticato
e censurato, ma che trova conforto, spiegazione e riscatto in queste parole:
“Agli
occhi di Dio tutto è divino. E quando dico tutto intendo tutto. Se si guardano
le cose in questa luce, la parola trasmutazione diventa ancora più carica di
significato: implica che il nostro benessere dipende dalla nostra comprensione
spirituale, dall’uso che facciamo della visione divina che possediamo.”
Non sono certamente le parole oscene e il linguaggio
accusato di pornografia a togliere valore e spiritualità all’opera di Miller.
Avrei ancora tanto da commentare in merito al libro
che consiglio a tutti coloro che come me, hanno riservato alla scrittura un
posto speciale nella propria vita. Non è questo lo spazio giusto per dilungarmi,
perciò segnatevi il titolo e leggetelo, se sono riuscita a incuriosirvi.
Voglio terminare con una bellissima frase
dell’autore, che riassume, il grande Uomo e Scrittore (per quanto lo conosca) che
ho trovato in lui:
“
L’umanità si trova in queste perniciose condizioni perché tutti noi, i giusti
come gli ignoranti e i malvagi, manchiamo di vera indulgenza, di vera
compassione, di una vera conoscenza e
comprensione della natura umana. Per dirla nel modo più succinto e semplice
possibile, questo è il mio atteggiamento fondamentale nei confronti della vita,
in altre parole la mia preghiera: «Smettiamola di contrastarci a vicenda,
smettiamola di giudicarci e condannarci, smettiamola di massacrarci»”. (da
The Henry Miller Reader, 1959)
A.C.
"Una tortura
deliziosa - Pagine sull’arte di scrivere” Ed. minimum fax