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27 febbraio 2023

QUADERNO PROIBITO di Alba De Cespedes

 

Sono davvero entusiasta della lettura di un’autrice di cui avevo sentito solo parlare senza riuscire a trovare un suo romanzo. La curiosità mi ha premiata, scovandola tra un mucchio di libri su una bancarella dell’usato.

Valeria è una donna quarantatreenne, sposata con due figli, Riccardo e Mirella, che vivono ancora in casa, laureandi. Siamo nel 1950, la guerra è finita da poco, mentre si avverte tutta la tensione e il desiderio di rinascita e speranza, oscurate a tratti dall’incertezza di una nuova guerra. Valeria proviene da una famiglia benestante, che per investimenti sbagliati, per gestioni familiari non corrette, ha dissipato il patrimonio e ora per far quadrare il bilancio familiare, è costretta anche lei a lavorare. Lavora come impiegata in un ufficio, ma oltre questo ha tutto il carico della famiglia sulle spalle. Il quaderno è il rifugio, “la stanza tutta per sé” che le permette di resistere, di avere un dialogo sincero con qualcuno (chi meglio di sé stessa?), il luogo fisico e mentale dove ritrovarsi, mettersi in discussione, fare ipotesi, darsi delle risposte, illudersi, perché no? Sognare.

Nel diario sviscera i suoi pensieri, li seziona, cerca di trovare soluzioni alle difficoltà dei rapporti familiari, tra lei e suo marito Michele, unico uomo della sua vita, tra lei e i figli, così diversi, così distanti, e irraggiungibili.

Quaderno proibito è un romanzo sottoforma di diario, in cui l’autrice dialoga con sé stessa e al contempo col lettore, rendendolo partecipe e complice dei pensieri più intimi, delle sue paure, incertezze, sensi di colpa, progetti, desideri…

L’aspetto della illegalità del quaderno va oltre al contenuto che Valeria gelosamente custodisce, ampliandosi all’atto dell’acquisto quando di domenica mattina è possibile solo la vendita dei tabacchi. Lo stesso tabaccaio ribadisce: Non si può, è proibito, quando Valeria chiede insistentemente di venderglielo.

Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, sorprendente e intimo, con la sensazione di rubare qualcosa alla protagonista, i suoi pensieri più segreti, con la premura di conservarli e mantenerli al sicuro nella nostra mente.

Quaderno proibito di Alba Cespedes (Oscar Mondadori 1970)

23 gennaio 2023

IL POSTO di Annie Ernaux

 

Il posto è un altro bellissimo libro autobiografico di Annie Ernaux, in cui stavolta l’autrice ci parla del padre, uomo di origine contadina, nato in Normandia agli inizi del secolo scorso, operaio, soldato e poi commerciante nel negozio di proprietà insieme alla moglie. Anche in questa opera l’autrice ci regala un quadro emotivo dettagliato e preciso sul contesto ambientale, sociale , relazionale e sul rapporto che li univa.

I ricordi appaiono in maniera improvvisa, come foto scattate a raffica, immagini forti ed esaurienti, narrate con sapienza, essenzialità, senza orpelli a far da cornice. Ne emerge l’ immagine di un uomo semplice, amante della natura e del giardinaggio, che si è fatto strada da solo, onesto, di sani principi e valori, umile, allegro e a volte goliardico tanto da dire qualche volgarità, un uomo senza ambizioni, senza titolo scolastico, ma che conosce gli uomini e i loro sentimenti, che accetta ciò che ha, «con la certezza che “non si può star meglio di come siamo”», un uomo «non infelice».

Interessante il fatto che l’autrice abbia reso omaggio a entrambi i genitori – in due libri distinti e in modo assai diverso – ripercorrendone le tappe fondamentali dalla nascita (e anche prima) fino alla loro morte, senza un ordine prettamente cronologico, ma trasportata dal vento dei sentimenti.

Annie Ernaux sa scavare nell’animo umano con la perizia e la precisione di un chirurgo, sa usare le parole in modo impeccabile, con una capacità di sintesi rara, sapendo cogliere ogni sfumatura, anche la più sottile come in questo passo, quando parla del padre già morto: «Mi sembrava che quei preparativi non avessero alcun legame con mio padre. Era come una cerimonia alla quale lui, per un motivo qualunque, non avrebbe potuto partecipare».

Mi sono interrogata anche sulla scelta dei titoli.  Il libro Una donna, in cui l’Ernaux omaggia la madre, sembra sottolineare proprio nel titolo l’essenza che la caratterizzava, ovvero la potenza della sua femminilità, da cui trae tutta la forza creatrice, che la fa muovere e affermare nel mondo. Per il padre, invece il titolo è Il posto ( non “Un uomo” come mi sarei aspettata), forse perché il suo ideale, la sua continua ricerca era essere nel posto giusto, oppure «Il timore di essere “fuori posto”, di avere vergogna». Come quando l’autrice afferma che era un uomo che non beveva. Cercava di “tenere il suo posto”. Sembrare più commerciante che operaio».

Altra differenza che emerge con evidenza, è la lontananza emotiva tra padre e figlia, la distanza caratteriale, in cui risaltano ancora più marcati i pochi momenti di condivisione che la scrittrice descrive con semplicità e amore: «Mi portava da casa a scuola sulla sua bicicletta. Traghettatore fra due sponde, con la pioggia e con il sole ». Con la madre, nonostante la conflittualità, sono frequenti le descrizioni e le manifestazioni di complicità, di amore e odio.

Una scrittura che ho trovato ancora più schematica, asciutta della precedente ma non per questo meno analitica e particolareggiata, rivelando una sensibilità unica che è impossibile non apprezzare.

A.C.

“Il posto” di Annie Ernaux (L’orma editore 1983)