Inizio dal titolo per introdurre l’ultima lettura, Age pride, che potremmo tradurre “orgoglio
dell’età”, ovvero una maggiore considerazione di un periodo di vita, l’ultimo,
non vissuto quasi mai con fierezza. Il focus del libro di Livia Ravera è centrato sulla Terza Età o l’Età dei Grandi Adulti -
come preferisce definirla - (forse prendendo spunto dalla lingua
anglosassone), anche se non mancano argomentazioni sulle altre fasi della vita,
i Paesi Stranieri, come li definisce
l’autrice stessa. «Infanzia, adolescenza, giovinezza,
maturità, vecchiaia. Sono paesi separati. Se si odiano l’uno con l’altro la
colpa è degli stereotipi che li ingabbiano. Odiarsi tra vicini, è pericoloso, è
così che scoppiano le guerre».
Ogni periodo della vita ha i suoi vantaggi e svantaggi e in
questo libro Ravera ce lo spiega in
maniera eccellente ed esaustiva andando oltre i pregiudizi e luoghi comuni.
Credo che sia proprio qui l’innovazione di questa opera, superare ogni preconcetto e azzardare nuove teorie.
Sono solita riportare e commentare nelle mie recensioni le
frasi per me più significative, ma devo dire che in questa occasione mi è assai
difficile farlo, a meno che non voglia riscriverlo per intero. Ci proverò
comunque.
La prima piacevole sorpresa è stato scoprire che non si
trattava di un saggio, come viene
pubblicizzato (non ci sono capitoli a separare gli argomenti, tutti fluisce
come pensiero unico e collegato). Più che un saggio, anche se pone l’attenzione
su principi, modi, regole che muovono il sentire umano, infatti sembra il
flusso di pensiero ben strutturato dell’autrice, che avvalendosi delle sue
conoscenze (non mancano interessanti citazioni letterarie, storiche,
sociologiche), ci racconta in forma romanzata (attingendo anche
dall’autobiografia) il mondo della Terza Età, reale e utopico.
Interessante come la scrittrice riesca a spiegarcelo e a
renderlo come un privilegio, un’ opportunità, una possibilità di conquista,
alleggerendolo dal manto negativo che da sempre e ancor oggi, si è portato
addosso. Grazie al progresso della scienza, della medicina e chirurgia, è
migliorato il tenore e lunghezza di vita, di conseguenza la popolazione anziana
(che fino al secolo scorso non esisteva) oggi è presente e rappresenta una
novità assoluta, una nuova generazione
sperimentale, condizione che permette agli anziani di potersi inventare il
proprio tempo, di proporsi senza modelli precedenti, e, aggiungo io, se la salute
li accompagna. Con le parole dell’autrice: «Possiamo essere vecchi come ci pare. Questo che stiamo per attraversare
è uno spazio vuoto, che prima non esisteva e adesso c’è. Ma bisogna avere il
coraggio di arredarlo. Arredarlo, renderlo abitabile, perfino accogliente[…]
Non c’è un modello da eguagliare o contestare. Dobbiamo crearlo noi il modello,
mentre a tutti gli altri, i giovani, i maturi, gli adolescenti,tocca a fare i
conti con il già dato, già stabilito. Già corrotto dalla ripetizione. Noi possiamo
inventare. Anzi “dobbiamo” inventare, inventarci. Scrivere nuovi copioni.
Ridisegnare i costumi».
Non è una bellissima prospettiva anche per chi come me non è
ancora nel Terzo tempo, ma ci sarà fra non molto, se avrò fortuna?
Per le donne è più difficile accettare la decadenza del
proprio fisico e ancora di più se si è concentrata tutta la vita sulla bellezza
del proprio corpo, oggetto di desiderio sessuale. Venendo a mancare la
bellezza, la donna può cadere in depressione, non assolvendo neanche più alla
funzione che la distingue dall’uomo, la procreazione. L’uomo non ha questo
problema, si può permettere le rughe senza essere disprezzato, può riprodurre
fino alla fine dei i suoi giorni.« Le
donne odiano invecchiare perché non riescono più a immaginarsi oggetti di
desiderio e non hanno ancora imparato a immaginarsi soggetti di desiderio[… ]Non
hanno ancora imparato a vivere da soggetti, le donne, invece di pomparsi il
seno, spianarsi la pelle o mettersi il vestito della festa, sperando di
rassomigliare a qualcun’altra, fosse pure la ragazza che sono state. Aspettano
le donne, anche se spesso non se ne rendono conto, di essere scelte. Si
comportano da ninnoli, non sembrano capaci di portare a termine questa piccola
grande rivoluzione individuale e universale: imparare a vivere da soggetti».
“Scegliere, non essere scelte, essere soggetto e non oggetto
di desiderio” è un concetto davvero illuminante, dovremmo scriverlo sulla porta
a caratteri cubitali quando usciamo di casa ogni mattina. In un periodo come il
Terzo Tempo della Vita, dove ancora non sono state scritte e vissute le
modalità di comportamento, dove tutto è ancora da sperimentare, quale occasione
migliore per fare ciò che ci piace, ci gratifica, arricchisce, completa,
realizza? Certo dobbiamo fare i conti con un fisico che non sarà prestante come
un tempo, ma salvo malattie, possiamo lavorare su noi stesse, attuando quel
cambiamento, che come dice Ravera, riferendosi in particolare alle donne, ci
trasformi da Oggetto (quali siamo
sempre state) a Soggetto.
E qui faccio un inciso. La donna è un oggetto anche se non
vuole esserlo. Io stessa ricordo lo sguardo addosso degli uomini nella mia
adolescenza e maturità, le esclamazioni di apprezzamento di una parte del mio
corpo, a conferma. Avrei voluto sottrarmi volentieri a quegli sguardi, passare
inosservata, privilegio che invece oggi mi è concesso.
Divertente la stesura della carta dei Desideri, un decalogo di
regole e comportamenti atti a vivere il Terzo Tempo nel migliore e più
fruttuoso dei modi, facendo nuove conquiste (non quelle amorose e passionali di
un tempo) indirizzate a riappropriarsi del proprio sé, della propria identità, autenticità.
Condivido e lo sperimento ogni giorno, lavorando per
un’utenza che abbraccia tale periodo, il fatto che non è assolutamente vero che
la vecchiaia abbrutisce, rende la persona sofferente, lamentosa, indisponente;
tutto dipende dal carattere, «così
come il carattere guida l’invecchiamento, l’invecchiamento disvela il carattere». Ci sono anziani che hanno
davvero molto da dire, raccontare, insegnare.
La solitudine, frequente
negli anziani rappresenta una piaga sociale di rilievo, associata spesso alle
difficoltà economiche e alle patologie. Ecco un altro obiettivo prioritario di
cui la politica dovrebbe farsi carico, ma di cui si parla invece ben poco. Si
potrebbe in tal senso, come dice Ravera «smettere
di rottamare l’intelligenza dei vecchi e di sprecare l’intelligenza dei giovani», in un ottica di collaborazione
si potrebbero creare meravigliosi progetti.
Non mancano riflessioni sul fine vita: «la
morte è sempre un ospite di riguardo. Ci fa abbassare la voce», una grande verità in una
semplice e palese constatazione. Oppure «Abbiamo
bisogno di imparare a morire. Di parlarne. Di immaginare anche l’ultimo dei
paesi stranieri, il più straniero di tutti. Se ne parliamo, fra giovani e
vecchi, fra adulti e bambini, fra donne e uomini, avremo meno paura di vivere. Tutti». E infine questa che mi risuona
particolarmente: «Se gli eventi di
vera discontinuità sono la nascita e la morte, la fine dovrebbe essere
celebrata con la stessa commossa allegria con cui si accoglie l’inizio».
E non posso fare a meno di riportare anche la citazione sulla
quarta di copertina, e concludo davvero:
«La vita finisce quando tutto si ferma […]Bisogna restare agili. Non giovani,
agili. Flessibili. Bisogna imparare a muoversi a tempo nel Tempo. senza
ostinarsi all’imitazione di modelli scaduti. Ma senza nascondersi. Soprattutto
senza nascondersi».
Una lettura davvero arricchente per i concetti e i valori che
l’autrice rivela con una capacità espressiva semplice ma sorprendente (sembra
dar voce ai propri pensieri), per la scrittura coinvolgente, fluida, dallo
stile raffinato e conciso, colto, in cui fanno da cornice stimolanti citazioni di
grandi personaggi, come Beauvoir, Montaigne, Freud, Jung, Cicerone…
Un saggio che si legge come un romanzo, che nonostante il tema
all’apparenza poco stimolante per gli stereotipi, i pregiudizi insiti,
consiglio con grande convinzione a tutti, se non altro per l’infinito messaggio
di speranza che l’autrice riesce a trasmettere e a dimostrare, grazie alla sua
penna, intelligenza ed esperienza sicuramente legate all’età.
A.C
.
Age Pride -Per
liberarci dai pregiudizi sull’età di Lidia Ravera (Einaudi 2023)