Firenze 2018, una città sconvolta dalla morte improvvisa di Astori, capitano della Fiorentina - passione e orgoglio dei cittadini - ma anche da storie ordinarie di violenza, degrado, prostituzione, vicende che a volte possono sfociare in omicidio.
Firenze, culla del Rinascimento «bella sì, ma appesantita da persone a tinte fin troppo forti […] ma a
quanto pare anche capaci di affetto profondo».
È su questo sfondo che si muove il romanzo di Mario Pini, una città e periferia contemporanea, ingolfata dal
traffico contenuto all’apparenza dalla tramvia, dove il lettore fiorentino,
ritrova tracce del suo quotidiano, strade, piazze, bar, locali, gustandosi
(perché no?) insieme al protagonista un saporito panino al bar dello Scheggi. È
questo un punto di forza del libro, l’atmosfera provinciale (senza alcuna
accezione negativa) in cui l’autore ci trasporta sapientemente attraverso la sua
scrittura. Ma non solo. Al di là dell’indagine, che per me passa davvero in
secondo piano, non essendo un’ appassionata di gialli, tante sono le tematiche
affrontate, in primo luogo il disagio
giovanile, l’insofferenza di una
generazione, erede del progresso ma
anche di tanti errori e orrori, costretta a scontare le colpe di un passato,
che non deve essere dimenticato, mai.
Tullio
Pieralisi commissario di polizia, sta lavorando proprio a un omicidio, un
caso che sembra legato a un giro di prostituzione, in cui ha perso la vita un boss
della malavita, un certo Rollo. Insieme all’indagine, si intrecciano altri casi
degni della sua attenzione e di quella di Furio,
suo agente fidato, riguardanti l'aggressione di un uomo nel sottopassaggio
delle Cure, e la condizione critica di Greta, un'adolescente equilibrata, eccellente
nello studio che all'improvviso esprime un malessere “strano”, un odio
esagerato nei confronti della madre che a suo riguardo sembra la diretta
responsabile.
Senza spoilerare oltre, devo dire che la lettura è stata davvero piacevole,
scorrevole e stimolante, pur non essendo il mio genere, come già detto. Ho apprezzato
l’aspetto umano del commissario, la sua intelligenza fine, il carattere forte,
deciso, meditativo, la sua indole seria e ironica al contempo, il suo amore per
la filosofia, il forte interesse per ogni
aspetto del comportamento umano, ottimista e fiducioso nel potere della
giustizia, dell’istruzione, del rispetto e solidarietà tra gli uomini. Un eroe
senza superpoteri.
Una lettura ricca di riferimenti cinematografici; interessanti, anche se
estesi i tre capitoli dedicati al Germania
di Tacito e al Codex Aesinas, un
argomento a me completamente sconosciuto che ho dovuto approfondire, inserito
con attinenza, testimoniando un’accurata ricerca e documentazione dell’autore e che arricchisce il valore
dell’opera.
I personaggi (e non solo Tullio, protagonista) sono davvero ben strutturati
- Furio, Massimo amico di vecchia data e preziosa presenza, Anna presente ma
assente, Anita la moglie, Antonino il mentore - ognuno col proprio carattere e spessore.
L’intreccio della trama è tessuto con maestria, difficile, almeno per me, scoprire
il colpevole, che mi si è rivelato con grande sorpresa solo nelle pagine
finali.
Una lettura insomma davvero stimolante, dal linguaggio curato e appropriato
che consiglio agli appassionati di giallo e non solo.
A.C.
“E io che
c’entro? ” di Mario Pini (Ed. I libri di Mompracem 2022)