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29 dicembre 2023

LE PERSIANE VERDI di Georges Simenon

 


Era molto tempo che non leggevo un libro di Georges Simenon e rincontrarlo in questa lettura è stata ancora una volta  una sorprendente novità. Sì perché Simenon riesce sempre nella semplicità della trama e del linguaggio, a essere comunque straordinario, originale, unico.

Ėmile Maugin è un uomo che a cinquantanove anni si ritrova a fare un bilancio della propria vita. Nato da una famiglia povera, ma con la fortuna di avere in dote un corpo alto e robusto, cavalcando l’onda della sorte, grazie alla sua tenacia, passione e soprattutto talento – la recitazione – è riuscito a raggiungere la vetta della fama e del successo. Nonostante abbia ottenuto tutto ciò che un uomo possa desiderare, avverte un’insoddisfazione profonda, una mancanza, la sensazione di un inesistente e vero rapporto con tutto ciò che lo circonda e che continuamente mette in dubbio, deprezza, svilisce. Come uno specchio, tutte le persone attorno a lui, riflettono lo stesso disagio, pur amandolo e temendolo, riverenti alla sua fama e alla sua larga generosità. Anche la moglie, Alice – ultima dei due precedenti matrimoni – ventitrè anni e con una figlia a carico, lo ama e lo teme al tempo stesso, nutrendo una profonda tenerezza per quell’uomo perennemente tormentato di cui tollera ogni eccesso, compreso quello delle donne e dell’alcool, nel quale Ėmile cerca di annegare le voci ammonitrici della sua coscienza che lo sprona a trovare continue verità, soluzioni e assoluzioni. Simenon punta il riflettore su Maugin essere umano e non attore – uomo dal carattere burbero, cinico, un po’ schizofrenico, ma che sa conquistare il pubblico, compresi noi lettori, con i suoi improvvisi cambi di registro – scavando nel profondo del suo animo, rivelandoci pensieri, tormenti, riflessioni che lo portano a fare delle scelte radicali. Scelte maturate da una nuova consapevolezza – a cinquantanove anni, per la prima volta in vita mia, farò una cosa straordinaria: mi riposerò – restituendoci una narrativa paragonabile a un flusso di coscienza, nonostante l’uso della terza persona. Il finale annunciato quasi, ma inaspettato, arriva con sapiente preparazione, in una graduale e straordinaria epifania.

Incredibile la padronanza della materia – non potrebbe essere diversamente per uno degli scrittori più prolifici del XX secolo – in cui Simenon si permette di fare salti temporali e spaziali, omettendo passaggi che il lettore deve però includere per la comprensione della corretta sequenza narrativa. Ma non disturbano questi vuoti, che l’autore sa colmare con la maestria del suo stile, così perfetto, così magistrale nell’ efficacia dei dialoghi, vero  punto di forza di questa lettura. Un ritmo incalzante, poche descrizioni e una profonda introspezione nell’animo del protagonista, rendono questo libro un piccolo capolavoro, da cui è stato tratto recentemente il film “Les Volets vertes” di Jean Becker con Gérard Depardieu, che ho ricercato invano.

Ma cosa sono le persiane verdi? Senza spoilerare, mi permetto di dirlo: rappresentano l’emblema della casa dei sogni, il rifugio ideale, posto sicuro, protetto, vero e naturale (proprio come il legno di cui sono fatte); quella tensione leggera, il desiderio, l’utopica ed effimera sensazione di luogo non luogo, fulcro di armonia, equilibrio, pace e realizzazione, dove tutto esiste e niente manca. Solo dopo la frenetica corsa verso un ipotetico traguardo, come un imputato di fronte al giudizio di una Corte pubblica, Ėmile comincerà a prendere consapevolezza della sua colpa, del fatto che aveva passato tutta la vita a scappare. Scappare da cosa? si chiederà fino alla fine. Arriverà una risposta, una soluzione concreta alla sua domanda? Riuscirà Ėmile Maugin  a trovare la sua casa dalle persiane verdi?

Vi lascio con questa stimolante curiosità.

“Le persiane verdi” di Georges Simenon ( ed. Gli Adelphi 2023)