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01 gennaio 2023

MATTATOIO N.5 di Kurt Vonnegut



Un  libro molto particolare, che non si dimentica facilmente anche se è difficile definire la trama di Mattatoio n.5 in maniera lineare, perché le vicende non seguono un filo sequenziale, uniforme, ma procedono come a singhiozzo, con visioni, immagini frammentate, compiendo sorprendenti salti temporali e spaziali. Una scrittura che sembra più un flusso di pensiero, a uso e consumo dell’autore stesso che a quello del lettore, ho pensato all’inizio. Sono entrata nella storia perciò un po’ a fatica, fino a quando mi sono arresa intuendo che dovevo prenderla per com’era, senza troppo pensiero, lasciandomi catturare dalla suggestione delle parole, dalle descrizioni, dai dialoghi e dalle riflessioni. In verità in questo libro c’è molto su cui pensare e meditare.

Billy Pilgrim è un americano reduce della seconda guerra mondiale, che ha la capacità di viaggiare nello Spazio e nel Tempo. Durante la sua vita, avrà una brillante carriera di ottico, si arruolerà nell’esercito, sopravvivrà al massacro di Desdra in Germania (in cui persero la vita ben 135 mila persone, di cui poco la storia parla) grazie al rifugio sotterraneo in un mattatoio (da cui il titolo), si sposerà, avrà due figli, si salverà da uno spaventoso incidente aereo. Billy è un personaggio a cui ci si affeziona subito, per la semplicità dei sentimenti, per la sua fragilità, bonarietà, arrendevolezza, per il suo forte realismo (dettato dal fatto che anche Vonnegut visse l’esperienza bellica della seconda guerra mondiale e il massacro di Desdra).

Nonostante la tragicità degli eventi narrati in questo romanzo, non mancano l’aspetto ironico, sarcastico, addirittura comico in cui l’autore – a mio parere – ha cercato di svalorizzare l’istituzione della guerra stessa (farle perdere la serietà che invece vuole attestare), mettere in luce la sua ridicola manifestazione esaltandone la disfunzione  e l’assurdità.

Si avverte potente il suo messaggio di opposizione alla Guerra e un chiaro inno alla Pace: «Ho detto ai miei figli che non devono, in nessuna circostanza, partecipare a un massacro, e che le notizie di massacri compiuti tra nemici, non devono riempirli di soddisfazione e di gioia. Ho anche detto loro di non lavorare per società che fabbricano congegni in grado di provocare massacri, e di esprimere il loro disprezzo per chi pensa che congegni del genere siano necessari». Ecco allora l’apparizione di un mondo extraterrestre, Tralfamadore, in cui la pace non è un’utopia, e di cui Billy cerca di carpirne il segreto:“Ho imparato come gli abitanti di un intero pianeta possano vivere in pace! Come sapete, io vengo da un pianeta che da tempo immemorabile non fa che compiere massacri insensati. Io stesso ho visto i corpi di ragazzine bollite vive dentro un serbatoio dai miei compatrioti, tutti fieri di battersi in quel modo contro il male[…] E di notte in prigione mi sono fatto luce con candele fabbricate col grasso di esseri umani uccisi dai fratelli e dai padri di quelle ragazzine. I terrestri devono essere il terrore dell’universo![...] Ditemi dunque il segreto, così lo porterò sulla Terra e saremo tutti salvi: come può un pianeta vivere in pace?”.

C’è davvero in queste poche righe il più sentito disprezzo, la più sincera repulsione a un meccanismo così atroce, al contempo stupido e insensato come la guerra.

Interessante quel continuo intercalare e concludere i paragrafi con la frase Così va la vita ed E così via che, come un mantra, puntualizza l’arrendersi agli eventi, acquisire consapevolezza della realtà circostante senza esserne succubi, affidarsi al flusso dell’esistenza senza fermarsi mai, camminare insieme alla vita stessa, perché proprio così va la vita, prosegue il suo cammino, nonostante tutto, nonostante noi.

E ancora il tema del Fato, il destino che ognuno si porta appresso e che non si può cambiare, ma accogliere nella piena comprensione. Non si cambia il destino dicono i Tralfamadoriani: «Tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia. Non si presta ad avvertimenti o spiegazioni. È, e basta. Lo prenda momento per momento, e vedrà che siamo tutti, come ho detto prima, insetti nell’ambra[…] Solo sulla terra si parla di libero arbitrio».

Insetti nell’ambra, uomini e donne imbalsamati, senza capacità di muoversi, di decidere della propria sorte, e già solo questa metafora (e ce ne sono tante)  aprirebbe un altro interessante discorso sullo stile dello scrittore, che ho molto apprezzato man mano che proseguivo con la lettura.

Davvero una scrittura profonda, che stimola e arricchisce, riuscendo a regalare nella dualità degli opposti – drammaticità e comicità, serietà e leggerezza, gravità e ironia – una visione realistica e concreta del conflitto mondiale, riflessioni sui veri valori dell’esistenza, sulla nostra precarietà di esseri umani, sull’ eventualità di nuovi mondi dove l’impossibile possa divenire possibile .

Grazie per il consiglio di lettura che rinnovo a coloro che non conoscono l’autore e che spero di avere incuriosito.

A.C.

Mattatoio n.5  di Kurt Vonnegut (ed. Feltrinelli 2003)

1 gennaio 2023