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01 maggio 2023

IL VELO ROSSO di Manna Parsì


Un diario «per non dimenticare le nostre origini» la forma narrativa scelta dalla scrittrice Manna Parsì, persiana di nascita ma residente in Italia, per denunciare realtà misconosciute, un documento che ci rivela invece in tutta la sua oggettività, la condizione, mentalità, tradizione di un popolo residente in un piccolo villaggio sul Golfo Persico, alla fine degli anni Novanta. Una testimonianza che non segue in maniera vincolata un percorso cronologico ma che, attraverso acrobatici salti temporali, ci tiene ancor più ancorati alla scrittura affinché non si perda il filo della trama (espediente che ho trovato molto stimolante).

Jahan è una ragazzina, ultimogenita di due fratelli e una sorella, che attraverso il ricordo scritto, animato da continui flashback e flashforward, ricerca la verità, ricollocando al loro posto i tasselli mancanti della sua esistenza. La narrazione ha inizio al momento del suo concepimento fino all’età adulta quando, capace di discernere quello che è giusto e lecito, capirà ciò che è suo diritto, cioè vivere e poter scegliere in libertà. Attraverso una scrittura semplice e diretta, la protagonista ripercorre le tappe fondamentali della sua maturazione, l’affetto viscerale che la lega alla madre, il legame con la sorella, il logico e necessario distacco dai fratelli, l’odio verso il padre che picchia e fa piangere la moglie. Nel romanzo la scrittrice sa mettere in evidenza, come un’arma bianca contro la violenza maschile, la solidarietà femminile all’interno del villaggio, dove «le donne sono piene di segreti e di ombre, forse perché non hanno potuto mai parlare liberamente e si sono raccontate tra loro». Attraverso la memoria Jahan cerca e trova il riscatto, il modo per sublimare tutta la rassegnazione, la rabbia e la violenza di un passato al quale è sopravvissuta, insieme alla sorella.

Ciò che colpisce nel romanzo è la profonda e non rimarginabile ferita della condizione della donna iraniana (ma non solo), che nonostante la consapevolezza e l’emancipazione, continua a subire violenze, soprusi, ingiustizie solo per il fatto di essere donna, “oggetto” da sottomettere, sfruttare, usare a piacimento dell’uomo e del suo desiderio. Incredibile, come possa esistere una tale idea, nonostante il progresso etico e ideologico raggiunto, non posso fare a meno di aggiungere, anche se è un pensiero scontato.

La scrittrice riesce con una sensibilità unica e coinvolgente a regalarci una fotografia nitida, uno spaccato tangibile di questa realtà così piena di sofferenza, crudeltà, vessazioni, che difficilmente riusciremo a dimenticare dopo la lettura.

Una scrittura che arriva direttamente al cuore, che commuove e fa riflettere sull’ anacronistica condizione femminile e su qualsiasi forma di violenza e sopraffazione. Una lettura stimolante, dallo stile essenziale, diretto, senza inutili orpelli, senza veli rossi imposti (il velo ornamentale destinato alle spose iraniane) che intende focalizzare l’attenzione sul valore dei diritti umani, quelli che non conoscono ingiustizia di genere, nella speranza di un mondo più accogliente, senza violenze, guerre e conflitti, di una riconciliazione sociale e umana, dove sia possibile vivere secondo il proprio sentire e nella piena libertà di agire e scegliere.

A.C.