«I segreti di famiglia
sono sassi che ti porti dentro le tasche e che non sai di avere, ma sono anche
sassolini lungo il bosco che, come il profumo dei gelsomini, ti fanno ritornare
a casa».
L’importanza delle nostre origini, anche quelle più remote che come radici ci ancorano, ci sostengono e ci fortificano nel bene e nel male, fondamenta imprescindibili per la nostra crescita e personalità.
Anni Settanta, boom economico e tecnologico, periodo di significativa trasformazione generazionale, motivo di sogni e speranza di tanti italiani.
Patrizia Laquidara si racconta attraverso il suo sguardo di bambina, catturando il lettore con la sua empatia e simpatia, ripercorrendo la storia della sua famiglia (materna e paterna) «sia per sentito dire che per esperienza», in un inebriante e articolato viaggio dalla Sicilia al Veneto, regalandoci un’esperienza unica, immersiva nella tradizione popolare dell’epoca. Un incantevole viaggio nel tempo, dalla nascita – attraverso un’infanzia documentata con dettagliata minuziosità – fino all’adolescenza, momento in cui ogni bambina subisce una trasformazione, e diventa «nuova, ammirata da lontano dai bambini stupiti e un po’ impauriti di ieri».
Una bambina audace, forte, curiosa, che si tuffa nella vita con coraggio e determinazione, sostenuta sempre dalle radici di una famiglia salda e onesta. Una bambina che sperimenta, non si accontenta di ciò che gli altri le dicono – anche se ne tiene conto – alla ricerca della propria verità e unicità, quella che nessuno potrà svelarle ma che deve trovare da sola. Una personalità decisa che sa affrontare le avversità (lutti, perdite, abbandoni) con intelligenza e sensibilità, superando ed elaborando con destrezza il distacco dalla terra d’origine, l’emigrazione verso il Nord,« quel travaso e il passaggio sotto pelle delle cose e della vita, un aroma che non ritrovavo nel posto dove eravamo andati a finire».
Un panorama colorato e straordinario di uomini, donne, animali ma anche oggetti – che hanno tutti qualcosa da raccontare – ognuno con la propria voce, elementi indispensabili e unici nell’armonia e melodia del coro della vita.
Impossibile non rimanere affascinati da Anna «il giunco che si piega
al vento, che a forza di piegarsi era diventata saggia, dolce, mite,
comprensiva e innamorata», soprannominata a Ciaccaligna e suo marito Pippo
u Buggiu «la testa pazza»,[…], «Pippo e Anna un’opera d’arte inscindibile,
sicuramente imperfetta ma pur sempre piena di vita e bellezza»; nonna Grazia e nonno Don Caitano, zia Mimma, andata
via troppo presto, Fifì il cagnolino
rimasto sulla banchina del molo; zia Nina,«una divinità pagana fatta di rami e fiumi
azzurri che le scorrevano fino a terra lasciando dietro di sé, lungo il
marciapiede, pozzanghere e rivoli»; Angela, l’amica di gioco, «la scatenata, quella scaltra»; nonno Toni, nonna Agnese, e la bisnonna Teresa
la Consigliera, «la matriarca
gentile, capace di camminare sul crinale luminoso dell’esistenza»; e poi Guido, il signor Vanni, Lara, gli zingari,…
insomma un’infinità di personaggi, impossibile da nominare e ricordare tutti.
Il punto di vista è quello di Patrizia stessa, che con le sue eccellenti capacità espressive riesce a regalarci una meravigliosa testimonianza non solo personale ma anche storica, culturale e sociale di un intero secolo. La voce narrante è quella dell’autrice bambina, l’impronta e lo stile si legano al suo linguaggio e pensiero, creando una narrativa davvero attraente, costruita da frasi a volte brevi, a volte articolate, parole a effetto, espressioni dialettali che creano suggestione e armonia per la musicalità dei suoni, in un fluire continuo, essenziale ed efficace.
Interessante anche la struttura del romanzo, diviso in cinque parti, a sua volta suddivise in brevi capitoli ognuno col proprio titolo, tanto da rappresentare storie a sé, ma strettamente collegate tra loro.
Un libro semplicemente delizioso, divorato con sano appetito, una lettura che mi ha sorprendentemente coinvolta – anche per le innumerevoli condivisioni e coincidenze (anche mio padre era frigorista) – accompagnando le mie giornate con gioia, come previsto dall’autrice nella sua dedica. Un libro positivo, che mette buon umore, narrando dell’esistenza da vivere con giudizio e buonsenso perché «visto che ci sei, meglio giocare in maniera intelligente e scegliere, tra tutti, il gioco più bello e divertente per te».
Una scrittura che rimane sulla pelle anche dopo aver chiuso il libro, mantenendo viva la nostalgia positiva di un tempo passato, quando la gioia era nel cuore delle cose e non nella forma, quando bastava semplicemente esistere per essere felici, anche e nonostante le difficoltà.
A.C.
“Ti ho vista ieri” di Patrizia Laquidara ( Ed. Neri Pozzi 2023)