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16 agosto 2023

TI HO VISTA IERI di Patrizia Laquidara

 

«I segreti di famiglia sono sassi che ti porti dentro le tasche e che non sai di avere, ma sono anche sassolini lungo il bosco che, come il profumo dei gelsomini, ti fanno ritornare a casa».

L’importanza delle nostre origini, anche quelle più remote che come radici ci ancorano, ci sostengono e ci fortificano nel bene e nel male, fondamenta imprescindibili per la nostra crescita e personalità.

Anni Settanta, boom economico e tecnologico, periodo di significativa trasformazione generazionale, motivo di sogni e speranza di tanti italiani.

Patrizia Laquidara si racconta attraverso il suo sguardo di bambina, catturando il lettore con la sua empatia e simpatia, ripercorrendo la storia della sua famiglia (materna e paterna) «sia per sentito dire che per esperienza», in un inebriante e articolato viaggio dalla Sicilia al Veneto, regalandoci un’esperienza unica, immersiva nella tradizione popolare dell’epoca. Un incantevole viaggio nel  tempo, dalla nascita – attraverso un’infanzia documentata con dettagliata minuziosità – fino all’adolescenza, momento in cui ogni bambina subisce una trasformazione, e diventa «nuova, ammirata da lontano dai bambini stupiti e un po’ impauriti di ieri».

Una bambina audace, forte, curiosa, che si tuffa nella vita con coraggio e determinazione, sostenuta sempre dalle radici di una famiglia salda e onesta. Una bambina che sperimenta, non si accontenta di ciò che gli altri le dicono – anche se ne tiene conto – alla ricerca della propria verità e unicità, quella che nessuno potrà svelarle ma che deve trovare da sola. Una personalità decisa che sa affrontare le avversità (lutti, perdite, abbandoni) con intelligenza e sensibilità, superando ed elaborando con destrezza il distacco dalla terra d’origine, l’emigrazione verso il Nord,« quel travaso e il passaggio sotto pelle delle cose e della vita, un aroma che non ritrovavo nel posto dove eravamo andati a finire».

Un panorama colorato e straordinario di uomini, donne, animali ma anche oggetti – che hanno tutti qualcosa da raccontare – ognuno con la propria voce, elementi indispensabili e unici nell’armonia e melodia del coro della vita.  

Impossibile non rimanere affascinati da Anna «il giunco che si piega al vento, che a forza di piegarsi era diventata saggia, dolce, mite, comprensiva e innamorata», soprannominata a Ciaccaligna e suo marito Pippo u Buggiu «la testa pazza»,[…], «Pippo e Anna un’opera d’arte inscindibile, sicuramente imperfetta ma pur sempre piena di vita e bellezza»; nonna Grazia e nonno Don Caitano, zia Mimma, andata via troppo presto, Fifì il cagnolino rimasto sulla banchina del molo; zia Ninauna divinità pagana fatta di rami e fiumi azzurri che le scorrevano fino a terra lasciando dietro di sé, lungo il marciapiede, pozzanghere e rivoli»; Angela, l’amica di gioco, «la scatenata, quella scaltra»; nonno Toni, nonna Agnese, e la bisnonna Teresa la Consigliera, «la matriarca gentile, capace di camminare sul crinale luminoso dell’esistenza»; e poi Guido, il signor Vanni, Lara, gli zingari,… insomma un’infinità di personaggi, impossibile da nominare e ricordare tutti.

Il punto di vista è quello di Patrizia stessa, che con le sue eccellenti capacità espressive riesce a regalarci una meravigliosa testimonianza non solo personale ma anche storica, culturale e sociale di un intero secolo. La voce narrante è quella dell’autrice bambina, l’impronta e lo stile si legano al suo linguaggio e pensiero, creando una narrativa davvero attraente, costruita da frasi a volte brevi, a volte articolate, parole a effetto, espressioni dialettali che creano suggestione e armonia per la musicalità dei suoni, in un fluire continuo, essenziale ed efficace.

Interessante anche la struttura del romanzo, diviso in cinque parti, a sua volta suddivise in brevi capitoli ognuno col proprio titolo, tanto da rappresentare storie a sé, ma strettamente collegate tra loro.

Un libro semplicemente delizioso, divorato con sano appetito, una lettura che mi ha sorprendentemente coinvolta  – anche per le innumerevoli condivisioni e coincidenze (anche mio padre era frigorista) – accompagnando le mie giornate con gioia, come previsto dall’autrice nella sua dedica. Un libro positivo, che mette buon umore, narrando dell’esistenza da vivere con giudizio e buonsenso perché «visto che ci sei, meglio giocare in maniera intelligente e scegliere, tra tutti, il gioco più bello e divertente per te».

Una scrittura che rimane sulla pelle anche dopo aver chiuso il libro, mantenendo viva la nostalgia positiva di un tempo passato, quando la gioia era nel cuore delle cose e non nella forma, quando bastava semplicemente esistere per essere felici, anche e nonostante le difficoltà.

A.C.

“Ti ho vista ieri” di Patrizia Laquidara ( Ed. Neri Pozzi  2023)


08 giugno 2023

LA VITA FINO A TE di Matteo Bussola

 


Devo ringraziare la mia amica Caterina per il consiglio di lettura, perché non conoscendo l’autore, l’immagine della coppia sullo sfondo di una piazza in copertina (molto bella senza dubbio) non avrebbe catturato il mio interesse relegando il libro al genere romantico/sofferto  ̶  un lui e una lei che si amano  ̶  e che, come si evince dal titolo, presuppone una destinazione felice. Devo però ammettere il mio errore (e presunzione), perché le cose non stanno affatto così, l’amore domina il testo è vero, è un punto focale del romanzo, ma non è solo ed esclusivamente questo.

Nel libro non c’è una trama nel senso comune del termine, ma molte trame, storie che si collegano sul grande scenario della Vita, il cui tessuto è ordito col filo del sentimento. Un romanzo e al contempo una raccolta di brevi racconti, dalla scrittura fluida, intensa, rinfrescante, che mi sono bevuta con piacere in poche ore. E questo grazie alla capacità empatica, al modo diretto e colloquiale dell’autore, agli aneddoti divertenti, ai frequenti e piacevoli viaggi temporali negli anni settanta che rappresentano anche l’epoca della mia gioventù. Mi ha sorpreso quel suo autodefinirsi un fumettista (per passione) più che uno scrittore (per denaro), perché non sono riuscita a vedere l’aspetto venale della sua prosa, che avverto invece autentica e sincera. Non conosco le sue qualità di disegnatore ma le sue abilità di scrittore sono senza dubbio notevoli, proprio in merito a questa capacità di conquistare e coinvolgere emotivamente il lettore.

La  narrativa sa essere incalzante (in prima persona, a volte in seconda), avvolgente, profonda, ricca di spunti di riflessione, meditazioni, dubbi e certezze che ci riguardano, quesiti per chi (come me) si interroga di continuo, che cerca risposte a ogni domanda, che non si basta mai.

C’è tanto Amore (come dicevo), sentimento che può offrire opportunità: «L’amore è piuttosto diventare un’occasione l’uno per l’altra. Quella di comprendere il diverso da noi, quel diverso che però ci portiamo anche dentro. E di riconoscerlo. E di accettarlo. E di imparare il significato, ogni giorno». L’amore come occasione, come casualità, mondi distanti che si incontrano e si confrontano: «Gli amori migliori, quelli davvero inaffondabili, uniscono spesso geografie umane distanti, sono quelli che nessuno riesce a spiegarsi il perché e sulla carta non gli avresti dato due soldi. Eppure». L’amore come accoglienza, come riconoscimento della diversità, senza abnegazioni o vittimismi, da trasformare in un punto di forza e novità: «Il punto non è rinunciare a essere sé stessi, annullandosi in una relazione, ma trovare l’elemento giusto che si combina con te e si valorizza».

C’è il Maschile e Femminile a confronto e la presunzione dell’uomo di sentirsi superiore, causa di tanta violenza, purtroppo cronaca quotidiana, su cui dovremmo soffermarci a riflettere e a trovare soluzioni immediate: «Le donne non sono tanto la metà del cielo che ci manca, ma quella che ci mette in comunicazione con una parte di noi, che troppo spesso ci neghiamo, e questa parte non sta né in cielo né in Terra, ma ben nascosta dentro, seppellita sotto tonnellate di stronzate. Per questo le donne non ci completano, ma ci cominciano, mentre noi uomini invece a volte le finiamo, ed è questa la vera tragedia».

Non manca il tema del viaggio, una modalità di realizzare la consapevolezza che «ogni posto, con un po’ di impegno, potrebbe diventare casa tua[…]. Questo cambia la tua visione del mondo, l’approccio a luoghi e persone, ma ti fa anche capire che casa tua rimane quel posto dove non c’è solo la bellezza che ti capita ma principalmente quella che hai scelto, quella che è lì proprio perché tu la vuoi».

Un libro che ci regala scene di vita quotidiana, la nostra, sostenuta da bellissime descrizioni, che vanno oltre l’ovvietà del quotidiano, senza quel velo di banalità che le caratterizza. Tutto ciò che ci accade diviene unico e straordinario, se sappiamo coglierne il senso e la bellezza. Se poi l’affrontiamo con ironia (il libro ne è pieno), col sorriso anche nelle vicende più dolorose, con  piglio leggero ma profondo, vivremmo decisamente meglio e più appagati.

La vita ci mette ogni giorno di fronte a prove, occasioni per sfoderare il carattere e far chiarezza con noi stessi: «Se avessimo più coraggio nel dire agli altri chi siamo, dichiarare la nostra condizione senza tanti infingimenti, evitando di raccontarci storie, forse vivremo con meno paure».

Non manca una visione positiva, ottimista sull’esistenza di ogni essere umano legata alle proprie scelte, al libero arbitrio e provo sollievo pensando che, come dice l’autore «La vita, se la ascolti bene e al netto delle tempeste, alla fine ti porta sempre sulla tua isola, precisamente nel luogo in cui devi trovarti».

Una lettura stimolante che ci lascia un buon sapore in bocca, come quando beviamo un ottimo vino, e ci gira un po’ la testa, quel tanto che basta per percepire forme, colori, dettagli che nella sobrietà non riusciremmo a cogliere e ad apprezzare.

A.C.

La vita fino a te di Matteo Bussola (Einaudi 2018)