Un
saggio, questo libriccino dell’autrice Giovanna Ferretti, segretaria per molti
anni di Francesco Antonini illustre professore, docente alla Cattedra di
Gerontologia e Geriatria – la prima al mondo
– istituita presso l’Ateneo forentino nel 1962. Qui il Professore tenne
per molti anni lezioni informali, che spaziavano dalla Medicina, alla
riabilitazione e cinematografia sull’età avanzata, dalle cure palliative al fine vita, un insegnamento dalla visione
empirica, totalizzante che poneva l’attenzione sull’anziano in ogni suo
aspetto, emotivo, psicologico, affettivo, culturale, sociale e non solo sulla
malattia. Molti dei suoi allievi (coi
quali aveva rapporti che andavano oltre le mura universitarie), lo ricordano ancora
con affetto, stima e orgoglio, consapevoli di aver avuto in lui un’ottima
guida, un vero Maestro.
Così
lo ricorda Pietro Valdina (medico-geriatra): «Antonini non è stato soltanto un grande clinico medico, ma
un innovatore, un educatore, un trascinatore, un vulcano pieno di idee, una
figura carismatica ricca di fascino personale, di cultura, vivacità e di creatività,
che ha saputo interpretare molto prima e molto meglio degli altri la filosofia della vecchiaia».
Curiosità,
passione, grinta, preparazione culturale, libertà di pensiero, acuto senso di
osservazione e di ascolto erano le caratteristiche dell’uomo, oltre all’attitudine
critica e all’intuizione, che unite alla profonda sincerità e convinzione che
le animava, hanno creato e reso possibile un modo diverso e innovativo di pensare all’invecchiamento. Un uomo dalla solida cultura umanistica oltre che medica.
Estroverso, gran parlatore, dalle uscite a effetto. “Era un ideatore, che una volta avviata un’iniziativa affidava il
compito ad altri nel portarla avanti” dice ancora Niccolò Marchionni(suo
allievo). Un uomo in cui vita privata e
professionale non conoscevano separazioni.
Merito
di Antonini la felice intuizione del valore
della funzione rispetto al valore
della struttura nel considerare l’età dell’invecchiamento, focalizzando la
cura non sul ripristino morfologico di ciò che la patologia o l’usura del tempo
ha danneggiato, ma garantendo la funzione anche se ciò può comportare
adattamenti non usuali. Passare dalla cura della patologia alla cura della
persona assicurando una qualità di vita dignitosa, rispettabile, accettabile.
«Non più individui da gestire, percepiti spesso come un peso
in quanto esclusi dalla produzione, ma persone alle quali si devono assicurare
adeguati supporti perché possano continuare a mantenere per quanto possibile la
“libertà”, intendendo con questo il mantenimento della propria autonomia, che
sola può consentire libertà di pensiero e di movimento, riducendo solo a casi
estremi l’istituzionalizzazione».
La
cura e l’assistenza dell’anziano centrati non solo sulla patologia, ma anche
sugli altri aspetti psico - sociali (affettività, solidarietà, vicinanza), in
ambienti aperti ai familiari, in un atmosfera cordiale, calda di fiducia e
rispetto reciproci, dove la riabilitazione
(dopo l’evento acuto) ha un ruolo basilare. Ed è proprio Antonini il
pionere al quale si riconduce la nascita della Scuola Speciale per Terapisti
della Riabilitazione nel 1969. Così come l’istituzione dell’Unità di Cura
Intensiva Geriatrica, al Ponte Nuovo, dove già dal 1967 si svolgeva attività di
geriatria internistica; e ancora la realizzazione dei “Fraticini”, una
struttura ospedaliera sulle colline fiorentine, dove il Professore dette un
importante contributo riguardo alla riabilitazione (non potendo svolgere il
ruolo di Direttore per l’incompatibilità con l’incarico universitario).
Dobbiamo ancora ringraziarlo per l’ampio impegno e dedizione nella
realizzazione delle prime Unità Coronariche Mobili, collaborando insieme ad
altri professionisti di livello internazionale. È sempre con lui che ha inizio
nel 1983 l’Università dell’Età Libera a Firenze, dove il Comune istituisce
corsi di studio aperti a tutti, anche agli anziani.
Voglio
concludere con una sua bellissima frase sulla speranza, un sentimento che
sembra un ossimoro legato alla terza età, sulla discriminazione: «Credere nel domani crea
speranza, la speranza crea valori: come bellezza, bontà, ricerca della
perfezione, amore… sei libero perché ti piace la vita, la vita ha valore perché
tu le dai valore…Il più bel dono che un giovane può fare a una persona anziana
è considerarla della sua stessa specie… Si parla tanto di razzismo, ma il primo
razzismo che si deve sconfiggere è quello dell’età».
“Francesco Antonini –
La vita e le intuizioni di un geriatra”di Giovanna Ferretti ( ed.Polistampa 2014)