Romanzo autobiografico “La
porta” di Magda Szabó, una scrittura, come dice l’autrice stessa, “non per Dio, che mi conosce fin nelle
viscere, né per quelle ombre testimoni di ogni cosa che osservano le ore delle
mie veglie e del mio sonno, bensì per gli esseri umani.”
Cos’è la porta, cosa rappresenta? Sicuramente il passaggio che stabilisce un fuori – la
realtà di un paese e dei suoi abitanti – e un dentro – un mondo segreto,
nascosto allo sguardo altrui, al quale nessuno ha mai avuto accesso. Ma anche
una barriera, uno scudo di
protezione e conservazione di un realtà intima e personale impossibile da
condividere con chi non potrebbe capire, ma che potrebbe trasformarsi
all’opposto in una trappola.
È proprio quel mondo nascosto, le incognite che si celano dietro,
la sua magia e incanto a creare tutta la tensione del romanzo, mentre il
personaggio di Emerenc non finisce mai di sorprenderci.
Magda,
scrittrice ungherese affermata e apprezzata a livello nazionale, assume per
aiuto domestico la vicina di casa, Emerenc
Szeredas, donna assai enigmatica e di poche parole. Già al loro primo incontro
si capisce che non si tratta di una persona comune, riservandosi il diritto di
prendere referenze prima del contratto di lavoro e lo farà poi in un modo tutto
suo: “Quella sera non prese servizio in
casa nostra, per lei sarebbe stata una decisione indegna e indecorosa: Emerenc
si arruolò.”
A quel punto la donna non si separerà più dalla famiglia, se non
occasionalmente, entrando e uscendo alle ore più improbabili, decidendo lei
cosa e come fare, quando e cosa cucinare, stabilendo lei stessa le leggi del
suo operato. Emerenc è un’infaticabile lavoratrice (nonostante l’età avanzata,
non sembra mai accusare stanchezza), è generosa (aiuta gli altri in difficoltà
con i suoi piatti dell’amicizia), ama gli animali (Viola, il cane avrà un ruolo
determinate nella storia), è lungimirante (sa vedere i segni premonitori della
malattia o della morte, scrutando nell’animo delle persone per capire la loro
volontà di vita), è una donna pratica e disprezza il lavoro mentale (“il mondo di Emerenc ammetteva solo due
categorie di uomini: chi maneggia la scopa e chi non lo fa, e da chi non scopa
ci si può aspettare di tutto, poco importano gli slogan e le bandiere che usa
per celebrare le feste nazionali”), areligiosa (critica coloro che vanno in
Chiesa per poi trattar male il prossimo), apolitica (odia il potere, “priva di coscienza patriottica, e di
qualunque altra cosa, ma dietro una spessa coltre di nebbia c’era un’anima che
brillava luminosa.”
Il romanzo è tutto incentrato sul rapporto che si instaura tra la
scrittrice e la domestica, un rapporto assai complesso e contraddittorio, di
amore e odio, attrazione e repulsione, intesa e incomprensione, indifferenza e
interesse, ma sempre profondamente vissuto, meditato, sviscerato dall’autrice
stessa che cerca in ogni modo di entrare in sintonia con lei e con la curiosità
che la caratterizza, di scoprire anche i fantasmi nascosti dietro quella porta.
Tanti i momenti di complicità, in cui le due donne sembrano
capirsi ed entrare in sintonia e sono proprio questi i momenti più intensi
della narrativa, in cui tutta la scontrosità e la durezza di Emerenc si
trasformano in una dolcezza e tenerezza incredibili.
“Emerenc
era capace di suscitarmi sia i sentimenti più nobili sia quelli più meschini,
il pensiero di amarla, talvolta, mi rendeva così furiosa che mi stupivo della
mia stessa veemenza” dice la protagonista stessa. Mentre Emerenc la
rimprovera: “Lei ha un carattere
terribile, è come le rane che si gonfiano, si gonfiano e tutt’a un tratto
scoppiano… lei non capirà mai le cose semplici, vuole sempre entrare da dietro
anche se la porta è davanti”.
Riuscirà Magda a varcare quella soglia e aprire quella porta che
nasconde il mondo segreto di Emerenc? Quali
fantasmi prenderanno vita, senso, forma e capacità? Ogni causa ha un effetto, e
le cause che hanno creato un personaggio come Emerenc ci sono tutte, se non di
più.
Romanzo straordinario di una scrittrice Magda Szabó che non
conoscevo e ho avuto il piacere di leggere e apprezzare, una donna che è
riuscita a rimanere nel suo Paese, a non fuggire al regime, mantenendo salde le
proprie ideologie, che ha saputo tacere e al momento opportuno rivelarsi.
Il finale circolare chiude il percorso di una storia coinvolgente,
densa di emozione, sentimento e amore, anche quando la realtà sembra spesso
rivelare il contrario; ma è la magia della vita, del suo ordine e nel contempo paradosso.
E una volta terminato il libro, continua a risuonarmi un
interrogativo: Siamo davvero sicuri di
agire sempre per il bene dell’altro, perseguendo il parametro comune del bene,
nella convinzione di fare la cosa giusta o forse può esistere anche un’altra
verità?
A.C.
La porta
di Magda Szabó (Einaudi 2005)