20 settembre 2022

TRE di Valerie Perrin

 

Tre è la terza pubblicazione di Valerie Perrin, dopo Il quaderno dell’amore perduto - fra la pila dei miei libri in attesa - e Cambiare l’acqua ai fiori - grande successo letterario che ho apprezzato moltissimo.

Si potrebbe definire un insolito romanzo di formazione,  perché la maturazione riguarda tre personaggi anziché uno, Etienne, Nina e Adrien, che si conoscono sui banchi di scuola di La Comelle, una cittadina alla periferia di Parigi, e crescono inseparabili anche se con periodi di allontanamento e ravvicinamento.

Etienne occhi azzurri, attraente, atletico, affascinante, esuberante, estroverso, svogliato (sfrutta le abilità degli altri due per ottenere sufficienti risultati scolastici) di famiglia benestante.

Adrien al contrario, delicato, introverso, meditativo, osservatore, riflessivo, intelligente, acuto, granitico da non lasciar trapelare alcun sentimento o pensiero più intimi. Vive con la madre, separata dal marito.

Nina anello di congiunzione tra i due - “sempre al centro, Etienne a sinistra e Adrien a destra”, curiosa, vivace, intelligente, spirito libero e artistico, ama disegnare, ritrarre i volti delle persone a lei care. Vive col nonno, abbandonata dalla madre a pochi mesi.

La voce narrante però è un quarto personaggio, Virginie, che sembra conoscere molto bene i tre amici ma di cui non si capisce bene quali siano i rapporti che la legano a loro. Lo scopriremo col procedere della narrazione e questo è senz’altro un merito e lode alla scrittrice che sa così ben dosare le informazioni, tenendoci costantemente sospesi sul filo della curiosità e della suspence.

In questo già complesso scenario si inserisce una nota “gialla”, la scomparsa di Clotilde, amica di infanzia dei ragazzi, con la quale Etienne aveva una relazione.

Il tema principale è la difficoltà della maturazione, di quel periodo travagliato, difficile, complesso che è l’adolescenza. Ognuno con le proprie radici (come la famiglia che può essere un grande supporto morale, materiale, ma a volte anche ostacolo per uno sviluppo sano e sereno), con il proprio fardello, influenzato da un contesto sociale che può essere lo stesso, ma che restituisce risultati diversi a seconda della personalità, emotività , sensibilità.

Ma c’è anche la forza della solidarietà, della fratellanza - anche senza vincoli di sangue - , dell’amicizia su cui ruota la porta dell’esistenza, cardine fondamentale per non sentirsi mai soli, per condividere momenti felici e spensierati, ma anche il dolore, la sofferenza, la malattia, a volte la morte. Il concetto della diversità - o meglio l’unicità che ci rende diversi - è un valore ampiamente  argomentato, innesco dell’opera, a mio parere.

L’autrice indaga sul senso della vita e della morte, sulla brevità dell’una e dell’inevitabilità dell’altra, sulla precarietà dell’esistenza “è pazzesco quanto sia fragile ciò che un uomo lascia dietro di sé” sull’inganno della vita paragonata alle stelle “quello che vediamo di loro non esiste più. Le stelle sono bugie”. C’è infine tanto rimpianto, la sofferenza nel ricordo di un tempo che non può tornare “Certe volte la nostalgia è una maledizione, un veleno”.

Valerie Perrin è abilissima - già nel precedente romanzo ne aveva data dimostrazione - a muoversi nello scenario abbracciando un periodo di più di trent’anni, che va dal 1985 al 2018. Un intreccio ben articolato in continui e veloci passaggi spazio - temporali che invitano il lettore a non distrarsi,  stimolandolo nella concentrazione e attenzione.

Altrettanto competente e precisa nel ricostruire il momento storico, nel rievocare le atmosfere di quegli anni attraverso le canzoni, le mode, le droghe in voga, i valori, le illusioni, le speranze…

Altro punto a suo favore è la maestria nel saper catturare e coinvolgere il lettore, nonostante questi sappia già cosa è accaduto (perciò meno motivato) attraverso uno stile accattivante e coinvolgente che sa modulare bene con la scelta di un linguaggio semplice e chiaro.

Un libro che ho letto con molto piacere, anche se (volendo fare un confronto), preferisco il precedente Cambiare l’acqua ai fiori per l’atmosfera nostalgica che regna in tutto il libro, per il pathos e la simpatia che il personaggio di Violette Toussaint riesce a esprimere e trasmettere.

Forse in questo romanzo c’è troppo “materiale”, troppe storie nella storia - non a caso è un tomo di più di seicento pagine - in cui trova spazio anche il giallo che a mio parere poteva evitare. Credo che avrebbe sicuramente raggiunto lo stesso successo e prestigio, omettendo queste digressioni, che trovo fardelli pesanti non funzionali alla storia e quindi evitabili. Rimane comunque un romanzo valido che vale la pena leggere. Consigliato.

A.C.

"TRE" di Valerie Perrin ( edizioni e/o 2021)


05 settembre 2022

SPATRIATI di Mario Desiati

 


Quanto desiderio, energia, sofferenza, passione, curiosità nel crescere, riconoscersi, affermarsi, trovare un posto e un senso del proprio esistere nel mondo!Intorno a questi sentimenti e intenti si muove il romanzo di Mario Desiati, vincitore del Premio Strega 2022, prima opera che leggo dell’autore.

Claudia e Francesco sono due ragazzi cresciuti insieme a Martina Franca, paese del Pugliese, uniti da una profonda amicizia, che a tratti sconfina in un rapporto ancor più intimo. Legati inoltre da un destino bizzarro, figli di genitori che hanno una relazione clandestina (il padre di lei, con la madre di lui).

Claudia non convenzionale, eccentrica, audace, intelligente, intrepida, istintiva sceglie la via dell’espatrio, soggiornando prima a Londra, Milano poi Berlino dove infine si stabilisce.

Francesco più razionale, ancorato ai dogmi cattolici con i quali è cresciuto, preferisce rimanere nel paese d’origine, trovare un lavoro, conformarsi a ciò che gli altri si aspettano da lui, seppur animato da pulsioni che lo rendono inquieto, che lo vogliono diverso. Il romanzo narrato dal punto di vista di Francesco, ci trasmette tutta la sensibilità dell’animo di questo ragazzo e il suo desiderio e spesso incapacità di renderla manifesta. Claudia sebbene lontana sarà sempre la sua cartina tornasole, lo specchio dove far riflettere i propri sentimenti ed emozioni, per dare forma e concretezza alle pulsioni e desideri più intimi. In un continuo allontanarsi e ravvicinarsi, i due protagonisti cercheranno insieme la strada della propria identità  (fisica, spirituale, emotiva, sessuale,...) senza tuttavia trovare un punto d’arrivo.

Interessante la definizione che l’autore stesso dà del titolo Spatriati: “l’essere ramingo, senza meta, interrotto…balordo, irrisolto, allontanato, sparpagliato, disperso, incerto…” e i protagonisti sono tutto ciò, oltre a essere esiliati, senza patria (anche lui che resta) e senza radici solide di una famiglia che dovrebbe (almeno in parte) proteggerli, tutelarli.

Un romanzo di formazione che coinvolge però due anime, tanto diverse, ma altrettanto simili nella loro incessante e continua ricerca della felicità attraverso la sperimentazione, la scoperta del sesso e dei giochi sottesi, la libertà di espressione del corpo e dei suoi molteplici linguaggi. Un libro che apre riflessioni sulle difficoltà del divenire adulti, della trasformazione di un corpo che cambia e del faticoso inserimento nella società (non solo meridionale) dove trovare una collocazione, un ruolo non solo fisico ma anche emotivo e affettivo (assai più complesso). Siamo negli anni ottanta e allo stato attuale poco è cambiato.

Una scrittura fluida, precisa, competente, sapiente (che giustifica a parer mio il Premio) capace di caratterizzare e restituirci i personaggi - sia nella luce che nell’ombra - in maniera memorabile, grazie anche ai dialoghi condotti e articolati magistralmente. Un libro che ho letto con piacere, curiosità, e trasporto, anche se in alcuni tratti l’autore rallenta il ritmo, o esagera (come per la narrazione delle loro scelte sessuali) anche se capisco e giustifico l’eccesso come il giusto ingrediente per rendere il piatto più saporito e gustoso.

A.C.

Spatriati di Mario Desiati (Einaudi 2021)