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05 gennaio 2024

LIMOUSINE di Paolo Orsini

 


Conosco Paolo Orsini da molti anni, ci unisce la passione per la scrittura e in più occasioni abbiamo collaborato alla realizzazione di progetti comuni, come le raccolte di racconti, a cura dell’Associazione Gruppo Scrittori Firenze, di cui facciamo parte.

Mi ha sempre colpito di Paolo l’impronta ironica del suo stile, quel tocco sottile e leggero (e non superficiale) nell’affrontare, trattare, discutere ogni argomento, restituendocelo nella sua rappresentazione più divertente ed enigmatica, portandoci però alla riflessione e all’approfondimento.

In questo suo primo romanzo Limousine, devo dire che sono rimasta sorpresa – piacevolmente si intende – nel trovarmi davanti a un’opera “seria”, più complessa, assai articolata che tocca tematiche attuali e molto interessanti.

Giovanni è un uomo sulla cinquantina, imprenditore, dal carattere forte e volitivo grazie al quale ha costruito un impero sostenuto dal denaro, dal successo e da una popolazione femminile di cui ama circondarsi. Una serie di eventi – che non svelerò assolutamente – cambiano all’improvviso l’andamento favorevole del gioco costringendolo a rimettere in discussione la propria vita, dove avranno una parte incisiva e decisiva i sentimenti (amicizia, amore, passione, dignità, rispetto…) e non più il calcolo e la fredda razionalità. Non voglio svelare oltre, che è veramente molto, perché in questo libro ciò che non mancano sono proprio le svolte e i continui colpi di scena. Nella prima parte l’autore ci fa vivere una vera e propria esperienza sensoriale a bordo dello yacht dell’amico Maurizio – col quale Giovanni si intrattiene per affari in compagnia di due splendide ragazze – sorseggiando drinks, gustando aperitivi e cene da gran gourmet, cullati piacevolmente dalle onde in rada, mentre una brezza leggera rinfresca le serate.

Nella seconda parte invece ci troviamo a New York su una Limousine bianca, attrezzata di ogni più sofisticata diavoleria, in cui una bellissima e glaciale donna, Penelope, accoglie il nostro protagonista sempre per una questione d’affari che si rivelerà però qualcosa di molto più intrigante.

Non aggiungo altro sulla trama, ma solo alcune considerazioni in merito allo stile che come ho già anticipato è molto sottile e leggero al contempo. Interessante la suddivisione in capitoli, intitolati col nome del soggetto che interagisce. Ciò permette all’autore di districarsi nella molteplicità e complessità delle personalità dei personaggi, partendo dal punto di vista di ciascuno di loro. Ottima strategia, che determina chiarezza e consente al lettore di penetrare nell’animo di ogni attore, di approfondire le caratteristiche di ciascuno senza difficoltà. Paolo Orsini sa deliziarci grazie alla sua capacità narrativa e immaginativa (lo scrittore afferma di non essere mai salito su uno yacht e su una Limousine, come Salgari non si era mai allontanato dall’Italia), e alla sua scrittura fluida e briosa, che si destreggia con conoscenza, abilità e competenza nella materia del mercato finanziario (ma non solo) aprendo le porte su un mondo poco conosciuto se non a pochi eletti – quello del lusso, del potere, delle escort – molto lontano dalla realtà borghese fiorentina dei suoi precedenti racconti.

Insomma un’ esperienza davvero unica e amabile, che consiglio ai lettori che vorranno divagare dalla realtà quotidiana, una storia che rimane stampata nella memoria come un film  contemporaneo di cui assaporiamo ogni momento senza mai annoiarci, dove non mancano le opportunità per riflettere su quali siano davvero i valori importanti della vita. Ringrazio Paolo Orsini per questa gradevole “divagazione” e resto in attesa del prossimo lavoro, in cui l’ho già visto all’opera.

“Limousine” di Paolo Orsini ( Youcanprint 2023)


28 luglio 2023

BRANDELLI DI UNO SCRITTORE PRECARIO di Mirko Tondi

 

Brandelli di uno scrittore precario non è il solito manuale di scrittura (non dico niente di nuovo, c’è scritto anche sulla copertina) ma molto di più, un fondamentale compendio per una buona scrittura che concentra e raccoglie infinite indicazioni, strategie, istruzioni (diciamola così), nonché selezionate citazioni di grandi letterati con precisi riferimenti bibliografici, comprendendo anche una mini raccolta di racconti e una breve parentesi autobiografica dello scrittore e amico Mirko Tondi.

Al di là del mio giudizio di parte, sfido il parere di chiunque, scrittori affermati o emergenti, nel considerarlo un prezioso, accurato e valido contributo sull’arte dello scrivere, pari (o superiore) a tanti altri che ho sulla scrivania, Amata Scrittura di Dacia Maraini, Esercizi di stile di Raymond Queneau, Il mestiere di scrivere di Raymond Carver, On writing di Stephen King, Manuale di scrittura creativa di Cotroneo, solo per citarne alcuni.

Bellissime anche le illustrazioni annesse di Massimiliano Bertolotti, (apprezzabili già in copertina con la mano della scrittore che con la penna sembra scolpire la roccia della realtà portando in superficie storie), che conferiscono vivacità e dinamismo alla scrittura già vitale di Mirko. La scrittura è infatti un’arte, espressione massima di creatività, voce unica e irripetibile, ognuno con la propria.

Brandelli di uno scrittore precario ha la fluidità di un romanzo, per il tono colloquiale dell’autore che si rivolge al lettore come se fosse davanti a lui, seduto al tavolino di un bar o in un’aula scolastica, per discorrere di scrittura in una maniera davvero molto piacevole e rilassante. Niente nozioni, niente noiosi e inutili elenchi, solo citazioni letterarie, cinematografiche, musicali selezionate e pertinenti (con precisi riferimenti) che stimolano il lettore a ulteriore approfondimento e ricerca. Tanti i consigli di scrittura che, alla maniera di Carver, dovremmo appuntare come post it o scrivere semplicemente su una lavagnetta davanti al pc, per tenerli sempre ben in vista quando scriviamo.

Non vi presterò il mio libro, pieno di sottolineature (sono una lettrice che si permette la licenza di farlo, anche se per alcuni è dissacrante), rivelatrici, a detta anche dell’autore, di ottima qualità del testo. Sarebbe impossibile riportare e riflettere su ogni precetto, sono davvero tanti, perciò mi limiterò a riportarne solo alcuni.

«Cercare di scrivere tutti i giorni e arrivare in fondo» è forse il più importante consiglio da mettere in cima alla lista (confesso, lo condivido, ma lo seguo solo in parte).

Sono pienamente d’accordo sull’importanza della lettura per scrivere bene: «Se avete come obiettivo di scrivere qualcosa di valido dovete prima aver letto, se non parecchio almeno abbastanza […] La lettura, lo abbiamo detto, è il punto di partenza, su questo non c’è dubbio, per cui l’investimento è indispensabile».

Sullo stile Mirko ce la dice lunga: «Raggiungere un proprio stile, uno stile riconoscibile e possibilmente unico, una voce potente che emerga dal mucchio della mediocrità e dall’ordinarietà, è l’obiettivo più elevato in cui si possa sperare. Ma allo stesso tempo è forse il solo obiettivo da porci se vogliamo lasciare il segno».

Illuminante la riflessione sull’equilibrio tra tecnica e cuore: «Il pericolo della tecnica è che più che ce ne nutriamo, più rischiamo di relegare il cuore in un angolino credendo inconsciamente di poterlo soppiantare con il repertorio acquisito di trucchi da scrittore. Niente di più sbagliato. […] Pensiamo che la tecnica ci permetta di entrare più dentro alle cose e invece, qualche volta, quelle cose ci impedisce di sentirle».E ancora: «Le belle frasi e le belle parole possono essere tenute insieme solo dalle emozioni che si provano quando si pensano e si scrivono».

Altra lezione chiarificatrice riguarda il differente approccio tra racconto e romanzo:«Nel racconto si avanza per sottrazione, non soltanto per la scelta delle parole, ma anche per la circoscrizione delle tematiche e degli eventi da narrare; di solito, infatti, è meglio concentrarsi su un unico episodio[…]Il romanzo invece si muove nella direzione opposta, procedendo per accumulazione».

Troverete qui le teorie sull’architettura e struttura del romanzo, che Mirko illustra e spiega nel dettaglio: il Paradigma di Syd Field, “Il viaggio dell’eroe”Christopher Vogler, il metodo delle “5 W”, solo per citarne alcune.

I corsi di scrittura hanno proprio il grande valore di fornire conoscenze e strumenti necessari per scrivere bene, accelerando in tal modo il processo creativo che diversamente richiederebbe tempi più lunghi, avvalendosi anche del confronto con gli altri.

Osare, sperimentare, provare commettendo anche errori fa parte del gioco, «perché non aver osato costituisce a sua volta un fallimento, quello di non aver utilizzato la scrittura per esprimersi al massimo delle proprie intenzioni».

Non mancano infine lezioni dettagliate e approfondimenti sul metodo, sugli strumenti del mestiere, sull’organizzazione del tempo, sull’importanza della riscrittura, sull’editing, sui premi letterari (sapere riconoscere quelli che offrono opportunità), sulla editoria, pubblicazione e promozione. Ma sarebbe davvero troppo trascriverle tutte anche se meritevoli, perciò se davvero la scrittura è la vostra arte, attitudine e passione e volete approfittare di questa preziosa opportunità, non vi resta che leggerlo, sono sicura non ve ne pentirete.

A.C.

28 dicembre 2021

CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di Valerie Perrin

 



Seconda opera di Valerie Perrin, che ha pubblicato proprio quest’ anno il terzo romanzo intitolato appunto “Tre”.

Questo libro è davvero delizioso. Non ci si può non affezionare a Violette, donna all’apparenza grigia e spenta, ma che nasconde sotto il cappotto scuro che indossa, i colori dell’estate. Porto l’estate sotto l’inverno dice di sé stessa. Ricorda molto la portinaia dell’Eleganza del riccio di Muriel Barbery, che sotto l’apparenza scialba della donna comune, cela cultura, conoscenza e saggezza.

Violette è una guardiana di un cimitero in un paesino della Borgogna. Orfana, non ha mai conosciuto l’affetto sincero di una madre e di un padre, ma solo quello senza calore,  di famiglie affidatarie. Si innamora di Philippe, uomo bello più che amorevole, che diverrà suo marito e padre della figlia Leonine.

La storia è un susseguirsi continuo di fatti,  accadimenti che si affiancano alla vicenda principale creando storie parallele complesse e dettagliate che incalzano e impediscono al lettore di distrarsi; salti temporali, flashback che l’autrice sa abilmente destreggiare, ora nel rievocare un periodo antecedente, ora balzando nel futuro per far ritorno con maestria nel presente. Anche i luoghi cambiano in continuazione, ma è impossibile perdersi, grazie alle capacità tecniche, descrittive, precise e comprensibili della scrittrice che sa muoversi nel tempo e  nello spazio con abilità e chiarezza. Non mancano colpi di scena, personaggi capaci di cambiare il corso degli eventi, dando il via a una cascata di nuove e imprevedibili situazioni. Forse tante sottotrame poteva anche risparmiarsele –  la storia di Irene Fayolle e di Gabriel, le vite parallele di personaggi come G.Magnan, Fontanel ecc..,  i rapporti con la famiglia Pelletier… - a parer mio le figure di Violette, Philippe, Leonine, Sasha, Celia, Julien sarebbero bastate a creare quella magia che pervade in tutto il libro e che lo rendono un piccolo capolavoro.  

Potrebbe sembrare di primo acchito, un romanzo triste in quanto è la Morte a  dominare la scena, in realtà c’è molta più Vita di quanto si creda, come se fosse proprio la morte a stimolare la vita, ad accenderla.

 

Amore, passione, amicizia, solidarietà attraversano il romanzo, insieme al dolore, alla sofferenza, alla solitudine, al ricordo, alla perdita

Una storia che parla di rinascita, un inno alla vita in ogni sua forma, soprattutto in quella della semplicità. Cadere e sapere rialzarsi, saper riconoscere le proprie debolezze, assecondarle e una volta maturate, riuscire a trascenderle, tornare a cambiare l’acqua ai fiori, ritrovare la luce nel buio della disperazione perché il buio non è mai totale, alla fine del cammino c’è sempre una finestra aperta, andare avanti grazie all’amore, all’affetto e alla cura: amore per il giovane che Violette scopre al di là del bancone del bar, ma anche per quel poliziotto che porta le ceneri della madre da seppellire nel cimitero; affetto per quell’uomo più vecchio di lei che le insegna a prendersi cura di sé stessa e per quella donna, la prima amica della sua vita alla quale ha offerto un letto per trascorrere la notte; cura nel far crescere le piantine dell’orto e nell’occuparsi delle tombe con i suoi morti, ognuno con la propria storia. È l’amore, la passione e la cura che impediscono all’uomo di morire davvero e di vivere per l’eternità.

Un libro appassionante, coinvolgente, divertente e intrigante, ricco di tutti i giusti ingredienti per un film di sicuro successo.

 

A.C.

Cambiare l’acqua ai fiori di Valerie Perrin (ed. e/o)