Visualizzazione post con etichetta guerra. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta guerra. Mostra tutti i post

05 luglio 2023

LA LUNA È TRAMONTATA di John Steinbeck

 



Quando un libro non conosce tempo, rimanendo sempre attuale e vero, nonostante gli anni che si porta appresso, non può essere che un capolavoro e anche se questo breve romanzo di John Steinbeck non è molto conosciuto, lo farei rientrare in questa categoria. Un libro che parla di guerra (lo vogliamo più attuale?), di un popolo che ne conquista un altro per interessi economici, di vincitori e vinti, di invasori e invasi, due opposti ma facce della stessa medaglia.

Seconda guerra mondiale. Una truppa dell’esercito tedesco capeggiata dal colonnello Lanser, invade e occupa un paese della Norvegia per appropriarsi del carbone che esporterà per proprio profitto. Lanser il colonnello a capo della spedizione e i suoi cinque ufficiali, Hunter, Bentick, Loft, Tonder, Prackle, si stabiliscono nella casa di Orden, sindaco del paese, primo cittadino e rappresentante dell’anima del suo popolo.

Quello che gli invasori chiedono al paese conquistato è lo sfruttamento del territorio con l’estrazione di carbone da parte dei minatori locali. Se rispetteranno le regole, non morirà nessuno. Non mancheranno però le ribellioni, morti ammazzati, coloro che in nome della libertà non possono e non vogliono farsi schiacciare da un potere prevaricatorio e ingiusto. Colpisce la semplicità, la rettitudine, la saggezza, il senso di giustizia del popolo invaso, che emerge e si evidenzia nella figura del sindaco stesso, Orden e del dottor Winter, amico e suo fidato consulente, di Annie la governante coraggiosa che non esita a gettare acqua bollente sugli oppressori quando tentano di entrare nella loro dimora, di Joseph che in modo reverenziale sa muoversi al meglio e nel momento più opportuno. Si apprezza la fermezza d’animo del giovane Morden, fucilato per aver colpito e poi ucciso in una lite l’ufficiale Loft, e la determinazione e il coraggio della moglie Molly, che approfittando dell’invaghimento del romantico Tonder nei suoi confronti, non esita a ucciderlo per farsi giustizia. Interessante in questo passo della narrazione, l’assenza della descrizione dell’omicidio, che si consuma nella sequenza successiva, dopo l’immagine della giovane che nasconde le forbici all’ingresso dell’ufficiale, senza che l’autore ce lo dica chiaramente. Una scelta stilistica che ho assai apprezzato, in quanto anch’io ritengo inutile e svantaggioso riproporre la violenza e ogni sua espressione, in quanto stimolante e corroborante per menti malvagie e perfide.Non manca, come ogni romanzo richiede, la zizzania nella bontà del grano, il traditore, il negoziante del paese Correll, che si vende agli invasori per interessi personali.

Quello che mi ha sorpreso in questa lettura  è, come ripeto, la mancanza (almeno palese) di vera violenza e scene, descrizioni, situazioni atroci e crudeli tipiche di un fenomeno così massacrante, mentre l’attenzione è focalizzata sull’uomo, sui sottili risvolti psicologici e interiori che questa condizione può generare.  Anche l’occupazione della casa del sindaco, dove vive con la moglie, e i due servitori, Joseph e Annie, avviene in forma molto diplomatica, senza prepotenza e tragicità, in modo quasi colloquiale, in cerca di compromessi e migliori soluzioni per evitare inutili barbarie e spargimenti di sangue. Significative e umane le parole del colonnello Lanser, volte a sottolineare la debolezza e il limite umano: «La guerra è tradimento e odio, pasticci di generali incompetenti, torture, assassinio, disgusto, stanchezza finché poi è finita e nulla è mutato, se non che c’è una nuova stanchezza, un nuovo odio».

La guerra non ha un senso, è solo una finzione, un miraggio di gloria e potere che può affascinare il prevaricatore, ma che risulta alla fine un’attività impraticabile e quindi inutile, «l’unico lavoro impossibile al mondo, l’unica cosa che non si può fare […] infrangere per sempre lo spirito dell’uomo».

La guerra è assurda, «gente contro altra gente, non un’idea contro un’altra idea», un entità stupida che stupisce: «La popolazione è confusa ora che vive in pace da tanto e tanto tempo che non crede più alla guerra, non sa più che cosa sia».

L’uomo anela a ideali positivi, governati dal sentimento, dalla bellezza, dalla libertà, dalla solidarietà, dalla  partecipazione e non da regole imposte dall’alto, da un potere costrittivo che pascola gli individui come pecore, per questo «gli uomini liberi non possono scatenare una guerra ma una volta che questa sia cominciata possono continuare a combattere nella sconfitta. Gli uomini-gregge, seguaci di un capo, non possono farlo, ed ecco perché sono sempre gli uomini-gregge che vincono le battaglie e gli uomini liberi che vincono le guerre».

E sono proprio questi i quesiti che come luci si accendono al termine del libro. Chi sono vincitori e i perdenti, chi gli oppressi e i sottomessi? A che serve tanto rumore, tanto orrore, distruzione? Ha senso un cambiamento conquistato con violenza, sangue e morte? Sono sempre più convinta che nessuna guerra potrà mai togliere la libertà del proprio pensiero di giustizia.

Ho letto Furore da adolescente, Uomini e topi più volte e ogni volta rimango affascinata dalla narrazione così pulita, semplice vera e profonda dello scrittore americano che adoro, una narrazione che esalta il sentimento, l’emozione, il valore umano più che la successione di fatti e azioni, come nel caso specifico  ci si potrebbe aspettare parlando di guerra; mi incanto nelle sue descrizioni particolareggiate che cercano indizi precisi tra le pieghe dei volti, delle mani, sulle macchie degli abiti, per raccontarci di quel personaggio, per dirci cosa sente, prova, pensa; mi perdo nei dialoghi in cui sembra di averli davanti in carne e ossa gli interlocutori, percepisco il tono, il timbro, il volume della loro voce attraverso le parole, le frasi che si alternano. Riuscire a far questo e trasmetterlo al lettore non è  cosa da poco, per questo meritano davvero le opere del grande scrittore. Ringrazio Renato, compagno di letture e recensioni per avermelo fatto incontrare di nuovo.

A.C.

La luna è tramontata di John Steinbeck (Bompiani 2016)


15 aprile 2023

SLAVA UKRAÏNI - 9 penne contro l’Orco - a cura di Pierfrancesco Prosperi e autori

 


Un tascabile nel vero senso del termine questo libriccino di nemmeno cento pagine che raccoglie ben nove racconti  di autori diversi, a cura di Pierfrancesco Prosperi, tutti apprezzabili e godibili anche se, ahimè, l'argomento non è felice. Come si evince dal titolo (Slava Ukraïni- Gloria all'Ucraina), si parla di guerra tra Russia e Ucraina, il conflitto bellico scoppiato il 24 febbraio del 2022, che tuttora persiste senza tregua. 

Ognuno degli autori, pur rimanendo fedele alla Storia, ne dà un'interpretazione personale, fantastica, ipotetica, adottando il proprio  stile e genere che ben emerge in ogni singolo contributo. Si  spazia così dalle memorie su un diario segreto di una adolescente in un futuro prossimo, a ucronie ucraine in cui la realtà segue percorsi alternativi; da racconti estremamente realistici, processi inconclusi, storie e immagini di sangue, azioni disumane, dove non c'è pietà per la pietà, a storie in cui anche personaggi femminili assumono un ruolo fondamentale (anche se un po' macabro) sullo scenario politico ed economico del conflitto; non manca, per fortuna anche quel barlume di speranza (come negli ultimi due racconti), in cui indirettamente forze aliene o gli uomini stessi possono compiere miracoli, prendendo piena consapevolezza del paradosso della guerra.

Un libro che nella varietà di voci, ci conduce a un’ univoca riflessione e conclusione: non dovrebbe più esistere la  guerra, come tanti oggetti  passati in disuso perché il progresso li ha cancellati (i gettoni telefonici, i rullini fotografici,...),  la più assurda, crudele e stupida espressione fra tutte le capacità e possibilità umane. Continua a stupirmi il fatto che ancora non si sia capito.

 SLAVA UKRAÏNI -9 penne contro l’Orco - a cura di Pierfrancesco Prosperi e autori (Tabula Fati 2022)