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03 aprile 2022

EUTANASIA DI UN AMORE di Giorgio Saviane


Come ho scoperto lo scrittore e la sua narrativa, visto che non se ne parla molto, anzi è anche piuttosto difficile reperirne le opere?

Per caso, passeggiando sulle colline a pochi passi da casa mia, dove fiancheggiando una bella villa tra gli ulivi e i primi anemoni, un’amica mi rivelò che per una buona parte della sua vita in quella casa aveva vissuto Giorgio Saviane, l’autore di Eutanasia di un amore, libro che vinse il Premio Bancarella nel 1977. Ricordo bene il film di Enrico Maria Salerno, le cui prime scene furono girate proprio a Sesto Fiorentino. Avevo solo tredici anni, ma impossibile dimenticare l’evento: tutte le strade furono bloccate per un giorno, alla fermata del 28 c’era la bellissima Ornella Muti e Tony Musante, che invece conoscevo ben poco.

Ciò che mi ha incuriosito di Saviane andando a ricercare biografia e opere, è stato il velo di polvere intorno allo scrittore, poco ricordato nella letteratura del Novecento, nonostante la notorietà editoriale e lo spessore culturale e artistico. «Perché?» mi sono chiesta. Senza dubbio perché è stato un personaggio scomodo, una persona che diceva senza mezzi termini come la pensava, che non si adattava alle situazioni o alle opinioni altrui per un tornaconto personale, mettendo le proprie ideologie e convinzioni sopra ogni altro aspetto.

Giorgio Saviane, (1916-2000) veneto di nascita, trascorse buona parte della sua vita in Toscana, a Firenze svolgendo in contemporanea la sua attività di avvocato e scrittore. Idealista, anticonformista, amante della vita e delle belle donne, della campagna e del mare, tematiche che ritroviamo spesso nelle sue opere.

“Eutanasia di un amore” è un romanzo che parla d’amore, di una passione travolgente capace con la sua urgenza di annullare tutto il resto. Paolo, professore universitario già quarantenne ama Sena, una sua ex allieva, e ne è contraccambiato. Ma già dalla prima pagina, i due hanno un diverbio, la macchina si ferma al semaforo rosso e Sena apre la portiera per sfuggirgli e salire sull’autobus fermo al capolinea. Il motivo del litigio rimane per buona parte del libro oscuro a noi lettori e a Paolo stesso, che tenta in ogni modo di riconquistare la ragazza, con dignità e in modo consono a suoi principi ideologici e morali. La lettura prosegue carica di questa tensione: l’incognito della rottura, la causa della separazione.

Fatti, azioni si susseguono veloci anche se densi di riflessioni, pensieri, emozioni, sentimenti, sviscerati in ogni componente per essere descritti e approfonditi dall’autore in modo davvero efficace e notevole da un punto di vista stilistico. Si accavallano visioni, all’apparenza scollegate alla realtà che sottolineano però lo stato d’animo confuso, trepidante del protagonista stesso. Un grido d’amore disperato, quello di Paolo che ricerca Sena in ogni dove, la segue, la rincorre, cerca di combinare incontri casuali avvalendosi della complicità degli amici. Poi imprevedibile il ritorno, l’incontro “casuale” a Ponte Vecchio, lui invecchiato di anni come se la lontananza da lei gli avesse attirato ogni malattia (mal di schiena, emorroidi, prostata, emorragia a un occhio…). Si chiariscono, Sena svela il motivo che l’ha allontanata da lui, una cosa bruttissima di cui lui è il responsabile. Sarà disposto Paolo, a questo punto, a fare un passo indietro, a rivedere le sue posizioni ideologiche, politiche, anticonformiste, una delle quali motivo di rottura, pur di ritornare con lei? Ovviamente non ve lo svelerò, per non togliervi il gusto di quella tensione che l’autore sa creare così bene e mantenere in buona parte del libro.

C’è anche il tradimento, come parte integrante ed evolutiva del rapporto tra Paolo e Sena, ma soprattutto dell’amore, che ha necessità di sperimentare, oltrepassando i vincoli che Paolo stesso si è creato, catturato dalla bellezza di lei, ancorato al complesso edipico senza il superamento del quale non c’è evoluzione.

La storia con Silva, una ragazza conosciuta a Punta Ala, rappresenterà questa svolta, svincolandolo dall’amore, sinonimo di possesso, esclusività per trasformarlo in condivisione e piacere. Grazie a lei, Paolo riscoprirà un nuovo modo di amare, libero dalla schiavitù della passione, che non è tormentato vivere, ma partecipazione, scambio, donare per donarsi e ricevere.

E a proposito dell’amore legato al sesso trovo interessante questa osservazione: “Il sesso, vede, ha due valenze manifeste, oltre le mille sfumature: una di appetito (azzurro, dorato, sentimentale, lo chiami come vuole), l’altra di appagamento. Sono in fondo la stessa cosa, ci sono tuttavia questi due tempi, per dir così, che l’umanità ha avvertito. “. E conclude che si può viverlo anche solo in una di queste parti.

Davvero un libro profondo, dai dialoghi ben costruiti e riusciti che esprimono in pieno il carattere, le pulsioni, i sentimenti, le emozioni, i desideri più intimi dei personaggi. Un ottimo lavoro di introspezione prendendo a pretesto l’ amore.

Interessante anche il cambio di voce narrante all’interno di uno stesso capitolo: l’autore inizia la narrazione in prima persona, poi come se volesse entrare meglio dentro il personaggio, la cambia, adottando la prima persona, voce del protagonista stesso. Non ho gradito subito questa strategia, avvertendola come una stonatura (sono anche ritornata indietro nella lettura, ricercandone l’errore). Poi ho capito che lo schema si ripeteva, e come succede spesso, quando si prende confidenza, non mi è più dispiaciuta, anzi l’ho trovata calzante. Documentandomi, ho letto che era una sua peculiarità quella di usare contemporaneamente la terza e la prima persona.

Insomma, concludo, sottolineando il rammarico che uno scrittore così valido sia stato così poco valorizzato (pensate lo stesso libro di cui vi parlo, l’ho trovato su una bancarella dell’usato e non è più in catalogo). Questo ce la dice lunga sul mondo editoriale e non solo. Vi lascio nella speranza di avervi trasmesso un po’ di curiosità e interesse per un grande scrittore, ritenuto poco commerciabile, ma senza dubbio meritevole. 

A.C.

Eutanasia di un amore” di Giorgio Saviane (Rizzoli 1976)