18 giugno 2022

ODETTE TOULEMONDE di Eric Emmanuel Schmitt

 




Spesso sento la necessità di leggere un libro di Eric Emmannuel Schmitt per perdermi nella sua prosa dallo stile sempre delicato, leggero e al contempo profondo. Per fortuna è un autore prolifico. Avevo già apprezzato alcune sue precedenti opere: Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, Il bambino Noè, Diario di un amore perduto, Oscar e la dama in rosa, La sognatrice di Ostenda,… letture interessanti e meritevoli.

Odette Toulemonde non è un romanzo, ma una raccolta di otto racconti che parla dell’universo femminile. Protagoniste otto donne, diverse nel ruolo ed estrazione sociale, nella bellezza, nel carattere, nel vissuto, nella sensibilità, nell’intelligenza, nella praticità, nella tenacia, nell’ astuzia, nell’ingenuità.

Curiosa è l’origine della raccolta. Odette Toulemonde, che dà il titolo all’opera, in realtà è un testo nato dapprima come film, successivamente è divenuto racconto; le altre storie invece sono state scritte in segreto, come dice Schmitt stesso nella postfazione, in quanto il regista gli aveva vietato di scrivere durante il periodo delle riprese; divieto non rispettato, perché lo scrittore di nascosto al mattino presto, nelle pause e la sera prima di addormentarsi, si dilettava nella composizione di queste storie, una più interessante dell’altra.

Ecco allora nascere una carrellata di personaggi indimenticabili.

Wanda Winnipeg, una donna che con astuzia e scaltrezza, riesce a scalare rapidamente ogni gradino sociale fino a rivestire cariche e ruoli importanti, anche se, in fondo al cuore, mantiene l’amore e la sensibilità di un tempo, riscattando la dignità delle sue origini.

Helene, una donna perfezionista, idealista, divisa ma lucida, che vive l’amore in modo singolare, ma pieno, sincero e passionale e che nell’avversità del destino, sa trarre lezioni di vita con ottimismo e speranza.

Odile col fantasma della sua ombra (L’intrusa), ci rende partecipi della sua storia, di una malattia che annienta la memoria a breve termine e ogni creazione di amore e affetto passati. Commovente.

Ne Il Falso, le aspettative mancate conducono alla delusione, e al cinismo della protagonista, Aimee, anche se a volte la verità sa nascondersi tra le pieghe della menzogna, e l’inatteso mostrarsi, sconvolgendo ogni regola, previsione e certezza.

Isabelle, donna enigmatica con un segreto nel cassetto, scopre una scomoda verità nella vita di suo marito (anche lui tiene un segreto): una storia d’amore originale, che oltrepassa i confini del normale rapporto coniugale, comunemente inteso, per arricchirsi, completarsi, realizzarsi.

Donatella, la principessa scalza, è la più incantevole e fiabesca delle figure, una sorta di fata, di folletto benevolo, che stravolge la vita di un attore bello ma con scarso talento, il quale dovrà fare presto i conti con l’ineluttabilità del destino. Una storia dove la realtà si fa finzione, e la finzione tragica realtà.

Odette Toulemonde, è il personaggio più caratteristico, umile, affascinante, che con la sua semplicità, riservatezza e sincerità sa proporsi al mondo e agli altri, conquistando l’attenzione, il rispetto e poi l’amore dello scrittore di fama. Un racconto capace di trasmetterci la gioia e la felicità delle piccole cose del quotidiano ( non a caso il film si intitola proprio Lezioni di felicità)

E infine nel Il più bel libro del mondo, le protagoniste, un gruppo di donne prigioniere nei gulag russi per avere osteggiato Stalin, riescono a trovare la forza di reagire, scrivendo messaggi alle figlie sulle cartine delle sigarette: la forza della speranza, una scintilla capace di accendere il fuoco della giustizia, verità e libertà.

Un libro delizioso, da assaporare con calma, con cura, per affezionarci ai personaggi, gioire e immalinconirci con loro, partecipare alle loro singolari storie, per trarne un insegnamento, una lezione di vita e di felicità, perché la nota di fondo di tutta l’opera è proprio la gioia del vivere quotidiano, nascosto nell’ordinario e che solo un animo sensibile e predisposto sa riconoscere, vedere, gustare. Un vero inno alla vita, alla bellezza, all’ottimismo.  E aggiungo: ce ne vuole davvero tanto (di ottimismo) in un periodo critico e deludente da un punto di vista umano, come quello attuale.

Leggetelo, difficile non gradire.

A.C.

 

Odette Toulemonde e altri racconti di Eric Emmanuel Schmitt (ed. E/O 2006)

03 giugno 2022

BRAVO BURRO! di John Fante

 



È passato un po’ di tempo dalle mie ultime letture di John Fante  Le storie di Arturo Bandini, Full of life, La confraternita dell’uva… - e trovandomi questo libro tra le mani non ho potuto resistere, sebbene in quarta di copertina si legga chiaramente che si tratta di un libro per ragazzi.

Ambientato in Messico, Fante ci narra la storia di Manuel, un ragazzino vispo e intelligente, orfano di madre, che vive col padre, un matador fallito, irresponsabile, dedito all’alcool e allo sperpero.

L’amicizia  di Manuel con il burro El Valiente, un asino coraggioso, scampato alla morte nella lotta con un puma feroce, lo ripagherà di tutte le mancanze d’ attenzione e affetto.

Non si può fare a meno di simpatizzare col bambino, così sveglio, perspicace, pieno di senno (anche quello che manca al genitore), amabile nella sincerità e ingenuità dei suoi pochi anni, e fare il tifo con e per lui, vedendolo caparbio in azione, per risollevare le sorti del paese, della famiglia ma soprattutto per riaffermare la dignità e il decoro del padre.

Anche se non ho trovato molte somiglianze stilistiche con le letture precedenti (e questo lo si può ben capire, visto il pubblico al quale è destinato), è comunque un libro assai piacevole, una sorta di favola ben scritta, grazie soprattutto alle capacità descrittive dell’autore che riesce con facilità a immergerci nei colori, profumi, suoni, sapori di un Messico secco, torrido e folcloristico. Non mancano come in ogni favola i buoni e i cattivi:  Don Francisco, suo figlio Carlos, sostenuti dalla maestra Hernandez e dal vecchio e fedele Hermano a rappresentare la bontà, l’altruismo e la giustizia;  il toro Montana negra, possente e forte, amato e temuto al tempo stesso, motivo di contesa e di discordia.

Timbro dell’opera di Fante è l’amore per gli animali, il tema della povertà, il periodo nostalgico dell’infanzia, la fede religiosa, ma soprattutto il rapporto difficile tra padre e figlio, su cui è costruito il racconto, nella continua ed estenuante ricerca di un punto di contatto tra due generazioni animate da ideali e aspirazioni diverse per non dire contrapposte.

Sicuramente una libro da proporre ai giovani lettori.

A.C.

Bravo burro! di john Fante e Rudolf Borchert (ed. Einaudi 2016)