Non poteva mancare nel nostro Gruppo di lettura - Una sera…un libro - Il Colibrì di Sandro Veronesi, Premio
Strega 2020.
Un romanzo che abbraccia in un arco temporale di
settant’anni, la vita del protagonista Marco Carrera, uomo, medico oftalmologo,
figlio, fratello, padre, marito, amico, amante… che la voce narrante
onnisciente ci svela in modo non cronologico, con sbalzi temporali che
anticipano i fatti senza togliere nulla alla tensione della storia. Le lettere
di Marco con l’amante, il fratello, la nipote e gli sms con lo psicanalista
della moglie, rendono la narrazione ancora più intima e vera, acutizzando la profondità
del personaggio, tanto da sorprendermi quando ritrovo la voce narrante in terza
persona, vivendola come l’ intruso che sembra volersi insinuare nella vicenda.
Ma quella voce è importante, e solo alla fine si capisce il perché.
L’alternarsi del passato, presente e futuro, crea
un’altalena temporale che richiede un’attenzione sempre costante da parte del lettore nel seguire gli eventi
nella loro complessità, ma che modula il ritmo della narrazione senza annoiare.
In tutto il libro permane una tensione - che azzardo a definire una sorta di cliffhanger, la tensione del finale sospeso - che ci spinge a
correre e continuare nella lettura con l’ansia
e la bramosia di scoprire, di capire cosa, come e perché si sono verificati gli
eventi descritti.
Fulcro della vicenda sono i sentimenti umani, le emozioni, i
rapporti interpersonali, le relazioni, a cominciare da quelle più intime
all’interno della famiglia, per rappresentare quel mondo di affetti, valore
vero della vita di ciascun uomo, espressi nella gioia e nel dolore di un
destino che si accanisce senza possibilità di fuga. Un destino che il
protagonista sa accettare, nella sua apparente immobilità di colibrì, ma che si
può anche manipolare, anticipare, attraverso la scelta delle azioni.
Scrittura fluida, piacevole, stuzzicante, arricchita da un
linguaggio sempre azzeccato - ricercato ma anche macchiato di termini popolari
- che coinvolge subito, “acchiappa”, capace di riprodurre ambientazioni,
personaggi, situazioni, come se si stessimo vivendo in un film (non mi meraviglierei di vedere a
breve la storia nelle sale cinematografiche).
Gli ingredienti per un buon
romanzo ci sono tutti: amore, amicizia, ruoli sociali, malattia, dolore,
perdita, lutto, rinascita, spiragli di luce in fondo al buio più assoluto…, la speranza
di un futuro migliore.
Il colibrì è uno
dei quei libri che arrivi all’ultima pagina col dispiacere di averlo già
finito. Ho sempre apprezzato l’autore, una simpatia nata già con Caos calmo (vincitore Premio Strega
2006) e continuata in Terre rare: sarà perché l’autore è fiorentino - pratese per
l’esattezza, e tanto nel libro si parla di Firenze, della costa toscana di
Bolgheri - sarà perché il protagonista è un oftalmologo e lavora proprio nella
clinica dove anch’io tutti i giorni svolgo la mia attività di infermiera (sorprendente
coincidenza che contribuisce alla magia della lettura).
Per chi ha voglia di una storia attuale, commovente,
profonda, tragica ma piena di positività e speranza allora Il colibrì è la giusta lettura.
A.C.
Il colibrì di Sandro Veronesi (La nave di Teseo 2019,
Milano)