25 ottobre 2025

ANATOMIA DELL’IMPROBABILE di Massimo Acciai Baggiani e Renato Campinoti

 


Quando si conoscono gli autori di un libro, la lettura assume un tono diverso, più ricco: le parole non le leggiamo più con la nostra voce, ma con la loro, con il loro timbro, inflessione, ritmo. In questo caso, poi, poichè i racconti sono stati scritti a quattro mani, è affascinante cercare di riconoscere, nei vari passaggi, l’impronta dell’uno e dell’altro autore.

Si può riconoscere la voce leggera, quasi  sussurrata, di Massimo Acciai Baggiani, appassionato di esperanto, che predilige personaggi complessi e problematici, portatori di un ricco mondo interiore, da esplorare, sviscerare, condividere.

Più forte e decisa è invece la voce di Renato Campinoti, che prosegue sulla traccia di Massimo concentrandosi su ciò che ruota intorno ai personaggi: l’ambiente, la dimensione culturale, sociale e soprattutto storica.

È proprio questo connubio, questa integrazione tra uno stile intimistico e uno più attento al contesto collettivo, a rendere le storie accattivanti e originali.

Ventotto racconti brevi, in cui Firenze, la periferia e più in generale la Toscana, fanno da sfondo a queste vicende ora divertenti, ora nostalgiche, sentimentali o cupe.

Navigatori che complottano contro gli automobilisti, scrittori senza idee, personaggi alla ricerca delle proprie origini, segreti familiari, bambini che parlano lingue nuove, storie di amore e di odio; un Renzo Tramaglino catapultato nel Risorgimento, matrimoni tra gatti e umani, sogni di gloria, incubi, visioni, ossessioni, follie, fatalità e menzogne, salti nel tempo e nello spazio.

Il Coronavirus è spesso presente in queste pagine, con la sua forza distruttrice, contrapposta al potere salvifico dei vaccini, una tema che ancora oggi suscita discussione. Non mancano problemi ambientali come i surriscaldamento globale che minaccia la vita sulla Terra, spingendo l’umanità a cercare nuovi mondi da abitare, pianeti dove perfino la sabbia può essere mangiata.

Tradimenti, infedeltà, violenze e anche personaggi letterari, come Anna Karenina, che escono dai libri per criticare la società contemporanea.

Insomma , ce n’è per tutti i gusti, impossibile annoiarsi. Com’è impossibile non riflettere sulla nostra condizione di esseri umani, risultato di una Storia che, forse, non ci ha ancora insegnato abbastanza.

“Anatomia dell’improbabile” di M.Acciai Baggiani e Renato Campinoti ( Gli Elefanti Edizioni 2025)

25 ottobre 2025

05 ottobre 2025

LA COMMEDIA UMANA di William Saroyan

 

«Pensavo che un ragazzo non dovrebbe piangere più, una volta cresciuto, mentre sembra quasi che sia proprio quello il momento di cominciare, perché è allora che apre gli occhi»

Un autore che non conoscevo e che mi ricorda molto John Fante – col suo alter ego Arturo Bandini –collocandosi tra i tanti scrittori americani figli di immigrati, in fuga da realtà belliche persecutorie, alla ricerca di un futuro migliore.

William Saroyan nato negli USA ma di origini armene, ripropone in tutta la sua opera letteraria la propria esperienza di figlio di immigrati, in un contesto diverso in cui riesce a inserirsi con coraggio, ostinazione e umiltà.

Una piacevole scoperta, che ci porta nell’America degli anni Quaranta, in un paese immaginario della California, Ithaca, dove la Seconda Guerra mondiale fa da sfondo morale e affettivo alle vicende quotidiane della famiglia Macauley, segnandone le paure, le perdite e le speranze.

Il protagonista, Homer Macauley, è un ragazzino di quattordici anni che lavora come messaggero telegrafista per portare a casa qualche soldo in più a sostegno della famiglia. Studia di giorno e lavora la sera, consegnando con straordinaria velocità, in sella alla sua bicicletta, i telegrammi alle famiglie del paese. Una figura straordinaria, che emerge per la sua intelligenza, dignità e onestà. Un piccolo grande uomo con una sensibilità unica, pieno di amore e coraggio. Un ragazzo già consapevole del male che affligge il mondo, dell’atrocità delle guerre, dell’odio e della competizione tra gli uomini. Una consapevolezza che lo rende propositivo e resiliente, capace di trasformare le avversità della vita in insegnamento e stimolo di crescita.

Al suo fianco si muovono altri personaggi significativi: Ulysses, il fratellino minore, con lo sguardo meravigliato sul mondo nonostante gli ostacoli (emblematica la scena della trappola nel negozio del signor Covington dalla quale viene liberato grazie al gigante Chris) deliziandoci per la sua innocenza e curiosità; la madre, donna forte e presente, amorevole e saggia, capace di ascoltare senza essere iperprotettiva; Bess, la sorella adolescente che studia al liceo e suona il pianoforte e Marcus, il fratello maggiore arruolato nell’esercito. Una famiglia senza il padre – morto in guerra – ma la cui presenza aleggia costantemente nel ricordo benevolo e nostalgico di ciascuno.

Indimenticabile anche l’anziana insegnante Hicks con i suoi precetti preziosi: «In uno stato democratico tutti sono uguali, ma è fondamentale che ciascuno si impegni per dare il meglio di sé, non importa come […] Che sia ricco o povero, brillante o impacciato, genio o semplicione, per me fa lo stesso, quel che conta è la sua umanità – che abbia un cuore – che ami la verità e l’onore – che rispetti i superiori ma anche le persone più deboli […] Voglio che i miei ragazzi siano persone originali, felicemente diverse».

Il signor Grogan col quale Homer instaura un rapporto d’amicizia e di reciproco aiuto nonostante la notevole differenza di età, gli fa dono di pillole di saggezza, anche con la mente offuscata dall’alcol: «Sii contento di te, sii riconoscente. Cerca di comprendere l’importanza di essere contenti di come si è. Sii contento, perché godrai della fiducia di persone del tutto sconosciute». Un messaggio che racchiude una lezione profonda: credere in se stessi e nella propria identità è una forza vincente e travolgente.

C’è poi Il signor Spangler, che assume il ragazzo comprendendone la necessità, nonostante non abbia ancora l’età e che si ferma spesso a parlare con lui, quasi a colmare la figura paterna mancante.

Tra i personaggi più teneri Lionel, Il miglior amico di Ulysses, evitato dagli altri ragazzi perché ritenuto “scemo” ma amato e reso unico dal piccolo.

Proprio per questo ricco mondo, dove ogni figura rappresenta un tassello importante della storia, definirei La commedia umana molto più di un romanzo di formazione, perché i personaggi che “crescono” sono molti, forgiati dalle prove della vita che ognuno affronta con forza, dignità e orgoglio.

Si avverte il taglio autobiografico – i genitori armeni fuggiti al genocidio, le origini umili, i lavori saltuari dell’autore (tra cui quello di telegrafista) – che rende la scrittura così realistica nella sua linearità e chiarezza.

La commedia umana è una storia di vita in un’ epoca segnata dalla guerra mondiale, scritta con uno stile semplice, caloroso e immediato, che arriva direttamente al cuore.

La scrittura di Saroyan parla di sentimenti, emozioni e valori autentici: la famiglia, il lavoro, la solidarietà, l’amicizia, l’empatia, il rispetto, il sacrificio, la compassione… e soprattutto la speranza.

E a proposito di speranza non posso non citare le parole della madre al figlio: «Nel mondo ci sarà sempre dolore. Questo non significa che si debba perdere la speranza. Un uomo vero si sforzerà di eliminare il dolore dal mondo. Un uomo meschino non lo vedrà nemmeno, tranne che in sé stesso. E un uomo malvagio, per sua disgrazia, porterà al mondo altro dolore, seminandolo dovunque andrà».

Questa aria di speranza è il sottile ottimismo che attraversa l’intero romanzo, come un avvertimento a non lasciarsi sopraffare dallo sconforto e dall’inerzia.

Un libro tremendamente realistico e attuale, delicato ma profondo, senza tempo.

Un romanzo che tutti – grandi e piccini – dovrebbero leggere: una grande scoperta per cui devo ringraziare ancora l’amica del gruppo di lettura che ce lo ha consigliato.

“La commedia umana” di William Saroyan ( ed Marcos y Marcos 2018)

30 settembre 2025

IERI di Agota Kristof

 



IERI di Agota Kristof

«Domani, ieri, che vogliono dire queste parole? Non c’è che il presente»

Tobias Horvath è un giovane immigrato che lavora in una fabbrica di orologi. Orfano,porta con sé un passato violento: ha ucciso la madre una donna scellerata costretta a prostituirsi per vivere e ha tentato di fare lo stesso col padre, un uomo benestante che non l’ha mai riconosciuto. Profondamente buono e bisognoso di amore, ricerca Line - il suo ideale di donna - in tutte le donne che incontra, fino a trovarla: si chiama Caroline, lavora nella sua stessa fabbrica, è sposata ed ha una figlia. Inizierà una relazione con lei, costruita sull’ossessione, il possesso e la gelosia. Un rapporto complesso, in bilico tra il reale e l’ossessione mentale ma tanto tangibile e vera nella mente e nel cuore di Tobias, che fa di tutto per conquistare questo amore impossibile.

Un urlo di disperazione, di sogni, di amore e di speranze disattese. La realtà cruda di un uomo emigrato destinato a sognare un mondo inesistente e un amore irraggiungibile, unica fonte di desiderio e ragione di vita.

Scrittura serrata, essenziale, incisiva che rende Agota Kristof una scrittrice memorabile che vale la pena riscoprire.

“Ieri” di Agota Kristof ( ed.Einaudi 1997)

13 settembre 2025

CASA DI BAMBOLA di Henrik Ibsen

 

Capolavoro del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, Casa di Bambola (1879) critica le ipocrisie della società borghese e denuncia i ruoli imposti a uomini e donne nell’epoca vittoriana.

Nora, moglie di Torvald Helmer, avvocato da poco nominato Direttore di un’ importante banca, rappresenta l’ ideale di moglie devota e di madre premurosa. Sotto  l’apparente idillio domestico, custodisce però un segreto, destinato a sconvolgere ogni equilibrio famigliare. La rivelazione  la porterà a compiere una scelta radicale, che la trasformerà da persona frivola a donna consapevole e determinata.

Figura sorprendentemente moderna, Nora incarna il simbolo dell’emancipazione femminile e anticipa il pensiero femminista. La forza del testo risiede proprio nella sua attualità, dove sotto la leggerezza della storia si nasconde una critica tagliente che interroga il lettore sul valore della libertà e dignità umana.

Casa di bambola” di Henrik Ibsen (Einaudi 1963)

PARLA, MIA PAURA di Simona Vinci

 


«Ecco il trucco, la magia: non chiudere, apri. Non nasconderti, mostrati. Non tacere, esprimiti. Se hai paura, chiedi aiuto».

Un  romanzo autobiografico intenso questo libro di Simona Vinci  in cui l’autrice racconta senza veli le proprie paure: l’insorgenza degli attacchi di panico, la depressione post partum, l’anoressia, le idee suicide come unica via di fuga, i lunghi anni di terapia.

«La “Ragna”- così la scrittrice definisce la depressione - è lì, aggrappata alla tua schiena, la bocca agganciata al tuo midollo. Ti succhia anche se non te ne accorgi. Di te si nutre, di te si riempie, di te fa strage».

Depressione, ansia, attacchi di panico, esistono strategie per affrontare condizioni tanto subdole quanto invalidanti , che impediscono di vivere? È possibile mettere a tacere la regina delle paure, ovvero la paura della paura?

Per Simona Vinci la salvezza passa attraverso la scrittura, il potere salvifico della parola, come afferma nelle Nota a fine  libro: «È grazie alle parole, quelle che ho letto, quelle che ho scritto, quelle che ho ascoltato e quelle che ho pronunciato, se sono ancora viva».

Una scrittura fluida, sincera, che colpisce per la sua forza disarmante. Uno stile narrativo dal tono intimo, una capacità singolare di esprimersi con onestà al di là delle convenzioni, trasformando il dolore in linguaggio e creatività.

Una piacevole scoperta, una voce che senz’altro tornerò a leggere.

"Parla, mia paura"  di Simona Vinci ( Einaudi 2017)

31 agosto 2025

PSICOPOMPO di Amélie Nothomb

 



«In fondo cos’è volare se non abbandonarsi all’ebbrezza del vuoto?»

Ancora una volta Amélie Nothomb stupisce con la sua scrittura magistrale, trascendente, unica.
Questo libro ha la leggerezza del volo degli uccelli che l’autrice osserva e studia fin dall’infanzia, coltivando una passione radicale per creature solo in apparenza fragili, ma in realtà forti, audaci e determinate.

La prima parte è una raffinata dissertazione sul volo: un’impresa tutt’altro che scontata, che richiede forza, equilibrio e bilanciamento. Segue poi l’analisi del canto, diverso per ogni specie, con la sua melodia, la sua tonalità e il suo significato.

Restando ancorata al mondo aviario, Nothomb intreccia il racconto della propria vita: dall’infanzia in Giappone, Cina, Bangladesh e Laos, fino all’Europa, prima in Belgio e infine a Parigi. Ma a soli tredici anni, lo stupro subito interrompe brutalmente quella visione chimerica del mondo. La risposta sarà l’anoressia: non mangiare, scomparire, annullarsi. Un’esperienza che la porta a percepire corpo e anima come entità separate: «Conducevo due vite distinte, quella del corpo e quella dell’anima. Quella del corpo non era un granché, ma progrediva coraggiosamente verso una lenta guarigione. Quella dell’anima consisteva solo in conflitti e imprecazioni: disprezzo greco verso il mestiere di vivere».

La rinascita arriverà grazie alla scrittura, vissuta come un nuovo volo: «D’ora in poi scrivere sarebbe stato come volare […] Il mio canto sarebbe stato scrittura. Come l’allodola avrei cantato volando». Per questo Nothomb ricerca con tanto zelo la parola perfetta: perché scrivere, come volare, comporta impegno e rischio. Ma la scrittura è anche accompagnamento, come lo psicopompo che guida le anime oltre la soglia della vita.

Il risultato è una lettura intrigante, ironica e insieme profondissima, frutto di una mente vivace, colta e intuitiva. Psicopompo non solo illumina la scrittura come atto vitale, ma invita chi legge a spiccare, a sua volta, il proprio volo.

Psicopompo” di Amélie Nothomb (ed Voalnd 2024)



20 agosto 2025

SCONOSCIUTI a cura di Alessandra Cafiero

 

Nato dall’esperienza del laboratorio di scrittura  Officina delle parole condotto con competenza e passione da Alessandra Cafiero, Sconosciuti è il risultato del lavoro di trenta autori che hanno esplorato il tema di ciò che ci appare ignoto, misterioso, mai visto. Ciascun autore, con la propria voce, sensibilità ed esperienza ha contribuito a creare questa poliedrica raccolta, un vero caleidoscopico di storie ricche di creatività, vita ed emozioni.

Famiglia, violenza, amore, sesso, delitti, follia, malattia, adozioni, tradimento, introspezione, emigrazione, speranze, sogni, ambiente…, tante e varie le tematiche, impossibile annoiarsi.  

In ordine di apparizione, Claudia Pieri con una scrittura precisa e melodiosa , celebra la forza dell’immaginazione e il potere della curiosità come valori per una vita piena e stimolante. Laura De Tomasi affronta la violenza femminile restituendo tutta l’ossessione e l’asfissia di un rapporto ormai al capolinea. Poetico il racconto di Lorella Avena che riflette sull’insegnamento, individuando il docente come “albero maestro dalla cui cima si vede la terra”.  Erika Calosi narra invece una vicenda familiare segnata dal dovere e dalla sofferenza, mentre Rossella Bartolomei porta alla luce i “ fantasmi” familiari, che talvolta sarebbe meglio non conoscere.

Cristina Lemmi, racconta l’incontro tra uno scrittore in crisi e un’anziana signora. Due sconosciuti legati da un filo invisibile nella cornice di una stazione. Lucia Morabito affronta il tema dell’adozione, quando l’incontro con estranei diventa un legame inestimabile. Mario Pini, in chiave distopica, mostra come l’amore sappia generare connessioni e superare le paure più profonde.

Giovanna Fusi ci conduce a una cena al buio, tra tensione e seduzione. Sonia Ciapetti ci regala un racconto altrettanto piccante e divertente, dove due sconosciuti vivono una passione ai limiti del reale.

La più giovane delle autrici, Rita Longo, ambienta il suo piacevole e ben costruito racconto in una libreria, mentre il più saggio degli autori, Nuccio d’Alghero, narra un episodio ferroviario in cui persino un controllore sconosciuto può cambiare un destino. Silvana Petrella dà voce a sentimenti ed emozioni attraverso uno scambio epistolare. Pierfrancesco Poccianti non rinuncia a una storia di sangue, densa di suspense e interrogativi.

Molto toccante il racconto di Daniela Boccacci che restituisce vita e dignità a un uomo folle e disagiato di Sesto Fiorentino (che anch’io ricordo) conosciuto da tutti ma in realtà sconosciuto ai più.

Cristina Mugnaini gioca con le sliding doors, Niccoletta Nardini sorprende con una storia di sogni e ideali, Roberta Tassini emoziona con la rivelazione di una nuova verità, Gianna Vitucci racconta di una vita ai margini riscattata da una giustizia finalmente giusta. Antonio Di Rienzo con stile poetico invita a un viaggio interiore alla scoperta dello sconosciuto dentro di noi. Raffaella Ruffini costruisce un intreccio perfetto di tradimenti taciuti, Maria Antonietta Ronzoni racconta l’emigrazione del dopoguerra, promesse e speranze di un futuro migliore, Laura Tredici svela un volto che acquista realtà e autenticità.

Francesca Berlincioni affronta con sensibilità il tema ambientale e il ruolo cruciale dei giovani, Silvia Ciappi parla di due sconosciuti che regalano sogni al mondo, Alessandra Caggiati propone l’approccio sconosciuto come atto di fede e di fiducia, che può portare soluzioni, Sandra Camilleri narra una passione che può trasformarsi in un sentimento profondo. Daniela Bensi racconta un tradimento malriuscito e Antonella Giavino una vicenda del dopoguerra segnata da miseria e ingiustizia in cui la sopravvivenza corrompe i valori umani, trasformando solidarietà e amicizia in silenzi e tradimento. Nel mio racconto, infine, gli sconosciuti sono madre e figlia, divise da conflitti personali e da una malattia neurodegenerativa che ha trasformato la madre in una persona diversa da quella di un tempo.

Dopo questa carrellata di storie spero davvero di aver acceso la vostra curiosità, sia che siate grandi o piccini, lettori appassionati o poco interessati. Le raccolte di racconti hanno questo vantaggio: si possono gustare a poco a poco senza obbligo di sequenza, scegliere ed esplorare a proprio piacimento.

Una lettura che consiglio davvero a tutti, per conoscere gli altri, il mondo attorno a noi e, soprattutto, noi stessi.

“Sconosciuti” a cura di Alessandra Cafiero (ed. I libri di Mompracem 2025)

07 luglio 2025

FLORENCE DARK SIDE LA CITTÀ E IL SUO DOPPIO OSCURO a cura di Nicola Ronchi e MirkoTondi

 


Quando si tratta di esplorare i lati più profondi e oscuri di Firenze attraverso la narrativa, è impossibile non parlare di Florence Dark side La Città e il suo doppio oscuro, a cura di Nicola Ronchi e Mirko Tondi.

Questa raccolta non è una semplice collezione di racconti gialli, noir o polizieschi, ma un vero e proprio viaggio collettivo, negli anfratti più cupi e loschi della nostra città o periferia, che sedici autrici e autori, uniti dalla passione per la scrittura e per il genere letterario, hanno intrapreso insieme.

Ne emerge un mosaico poliedrico e variegato di storie, perfette come letture estive, in spiaggia sotto l’ombrellone o all’ombra di un abete in montagna.

Coronamento di ciò, le splendide e suggestive interpretazioni di Enrico Guerrini, le cui illustrazioni arricchiscono ogni racconto, catturandone l’essenza e contribuendo a creare l’atmosfera unica della raccolta.

La ricchezza del libro risiede a mio parere nella sua profonda diversità, con ogni penna che apporta la propria sensibilità e il proprio stile.

Sergio Calamandrei ci immerge in un’indagine “a cavallo” dove il ritrovamento del cadavere di un collega nel parco delle Cascine si intreccia alle curiosità e ad alcuni aneddoti fiorentini, sua cifra stilistica. Il commissario Caterina di Renato Campinoti torna alle prese con l’omicidio di un rampollo di una delle più influenti famiglie fiorentine. Con la sua penna inconfondibile Fabrizio De Sanctis ci consegna omicidi multipli per mano di un serial Killer che colpisce nella notte del Capodanno fiorentino, tra il 24 e il 25 marzo. Barbara Carraresi, con le sue competenze professionali, ci racconta la storia di Christian, un ultrà ingiustamente accusato di un delitto senza prove.

Non mancano i collegamenti col passato, come nel racconto di Maurizio Castellani, che ci trasporta in un’affascinante altalena temporale tra il 1420 e il 2020, svelando un intrigante mistero che affonda le sue radici nell’epoca del Brunelleschi.

Altri racconti esplorano le profondità più oscure della psiche, le sfaccettature del Male e dell’anima. Anna Crisci, ci rivela una cruda storia di pedofilia e di vendetta. Mirko Tondi con la sua scrittura magistrale e le sue competenze di psicologo, ci conduce nella mente disturbata di un ragazzo che miete vittime per il puro piacere di far soffrire gli altri, alla ricerca filosofica del Male Assoluto. Claudia Muscolino ci introduce nella complessità di un rapporto padre - figlio, paragonabile alla tragedia dell’opera verdiana “Don Carlos”. Stefano Rossi ci porta a Vallombrosa, dove lo chalet di famiglia diviene lo scenario orribile di morti violente causate dalla mente perversa di un giudice. Anch’io nel mio racconto, cerco di penetrare nella psiche del carnefice, esplorando le motivazioni profonde e i sentimenti perversi di possesso e gelosia che possono condurre ad azioni estreme a causa dell’abbandono.

La raccolta offre anche prospettive intriganti, spesso illuminate dalla sensibilità femminile o da approcci stilistici innovativi.

Cristina Gatti con il suo interesse per l’esoterismo, intreccia una storia di solidarietà femminile, che porterà alla giustizia. David Ladisa mi ha davvero sorpreso per lo stile raffinato, asciutto e curato del suo racconto in più capitoli, che come un romanzo di formazione ripercorre la fase evolutiva del personaggio coinvolto brutalmente in un sequestro intimidatorio. Nicoletta Manetti, con la sua peculiarità nello scrivere di personaggi femminili storici, ci narra un episodio della vita di Elisabeth Barrett Browning nella sua dimora fiorentina, dove lo spiritismo diviene l’occasione per svelare l’omicida della figlia di un’amica, annegata nella vasca delle ninfee. Maila Meini ci delizia invece con una storia d’amore e di vendetta ambientata negli anni Ottanta, dove riecheggia la musica della storica discoteca Tenax. Chiara Miryam Novelli, con il suo stile sincopato ed essenziale, ci regala un’ indagine articolata e complessa su un artista trovato a pezzi in un baule della sua dimora.

Infine, Nicola Ronchi curatore e al contempo scrittore, ancora una volta ci “delizia” con una storia  truce e sanguinosa popolata da personaggi complessi, ricca di emozione e suspense.

Concludendo, Florence Dark  Side è una lettura davvero piacevole, un vero e proprio tuffo nel cuore pulsante e in ombra di Firenze. Un libro imperdibile per chi ama il genere e desidera scoprire una Firenze misteriosa, narrata da voci tanto diverse ma in perfetta armonia.

“Florence Dark Side” ( ed. i libri di Mompracem 2025)

02 luglio 2025

UNA COSA DIVERTENTE CHE NON FARO’ MAI PIU’ di D.F.Wallace

 

«Una settimana di Assolutamente Niente»

David Foster Wallace è stato senza dubbio un grande Scrittore –  con S maiuscola – e, dopo aver letto le sue opere, non resta che il rammarico per la sua morte prematura e meditata, avvenuta nel 2008.

Una cosa divertente che non farò mai più è una di queste opere, nata come reportage commissionato dalla rivista Harper’s , che racconta una settimana ai Caraibi a bordo della nave da crociera extra lusso, Nadir.

Wallace, con la sua ironia sottile e il suo sguardo lucido, osserva e descrive minuziosamente la vita di crociera. Ne è solo un esempio l’intero capitolo dedicato alla descrizione della brochure, a sottolineare quanto il marketing contribuisca a costruire l’illusione di una felicità obbligatoria e standardizzata.

Un’esperienza, questa, che ho vissuto anch’io durante le poche ore trascorse sulla nave prima del naufragio: personale addestrato a offrirti una vacanza unica e indimenticabile, proprio come recitano gli slogan. E in effetti, la mia crociera è stata proprio indimenticabile … ma non voglio divagare. Torniamo al libro.

D.F.W. non si pone mai al di sopra del contesto in cui si trova, anzi, si lascia coinvolgere, quasi risucchiare nell’occhio del ciclone del divertimento forzato. Tuttavia mantiene costante il suo sguardo critico e indagatore. Non si ferma alla superficie ma cerca le connessioni profonde che svelano i meccanismi – spesso grotteschi – del comportamento umano. E lo fa con straordinaria precisione, rivelando ogni minima e impercettibile sfumatura.

Particolarmente significativa è la riflessione sul divertimento come strategia di allontanamento del pensiero della morte: «Una vacanza è una tregua dalle cose sgradevoli, e poiché la coscienza della morte e della decadenza è sgradevole, può sembrare strano che la più sfrenata fantasia americana in fatto di vacanze preveda che si venga schiaffati in mezzo a una gigantesca e primordiale macchina di morte e decadenza. Eppure, sulla crociera extra lusso7nc, veniamo coinvolti con abilità proprio nella costruzione di svariate fantasie di trionfo sulla morte e sulla decadenza».

Wallace mette in luce l’assurdità del divertimento obbligatorio, che finisce per diventare una vera e propria “fatica”, pari al lavoro.

Con la leggerezza dell’ironia e l’acutezza dell’autocritica D.F.W. si conferma uno scrittore geniale, un esploratore della psiche individuale e collettiva, capace di vizi e rare virtù, con una scrittura fluida, allegra e con uno stile unico, estremamente attuale e universale.

Quella rappresentata è, infatti, un’istantanea della società americana, ma può identificarsi anche per altre culture occidentali: la superficialità, il consumismo, l’abitudine alla gratificazione immediata del “tutto e subito”, senza consapevolezza. Wallace stesso si mette in gioco, riconoscendo tutto il suo disagio di sentirsi americano, come asserisce in questo passaggio: «Ho una nuova e spiacevole coscienza di essere americano, allo stesso modo in cui mi rendo conto di essere bianco ogni volta che sono attorniato da molte persone non bianche».

La scrittura di Wallace è magistrale, frutto anche della sua formazione – laureato in letteratura inglese, insegnante di scrittura creativa e profondo conoscitore della filosofia e matematica.

In questa cronaca grottesca e a tratti surreale di una vacanza da sogno, Wallace riesce a farci ridere, sorridere e… riflettere, perché dietro ogni battuta, dettaglio apparentemente insignificante , si cela la consapevolezza di un’assurdità più profonda, quella dell’uomo contemporaneo perso in necessità non reali, alla rincorsa di chimere che non lo porteranno alla felicità tanto desiderata.

Un’opera davvero divertente, ma che lascia l’amaro in bocca, come ogni verità ben raccontata.

“Una cosa divertente che non farò mai più” di D.F.Wallace ( Ed minimum fax 1997)

02 giugno 2025

Gisella Selden-Goth e sua figlia Trudy a Firenze Due vite in musica e danza

 

Una piccola perla racchiusa in un testo piccolo ma denso arricchisce la collana di Pontecorboli dedicata agli “ stranieri” che soggiornarono a Firenze nel secolo scorso.

L’autrice, Maria Dina Tozzi ci regala le affascinanti biografie di Gisella Selden- Goth e di sua figlia Trudy: due donne facoltose che seppero influenzare la vita sociale, culturale, intellettuale di Firenze nella prima metà del Novecento. Si tratta di nomi pressoché sconosciuti (lo ammetto, anch’io ne ignoravo l’esistenza e per questo ringrazio l’autrice) ma furono personaggi incisivi anche se marginali, nella creazione di un importante tessuto di relazioni sociali e artistiche dell’ epoca. Ma chi erano queste donne, di origine ebraica che si trasferirono a Firenze nel 1923?

Gisella , nata in Ungheria, pianista, compositrice e scrittrice, trovò nella città il clima accogliente e fecondo di cui aveva bisogno. Amica del musicista Ferruccio Busoni e di Arturo Toscanini, si adoperò con passione per la divulgazione della cultura musicale entrando in contatto con molti artisti e musicisti del suo tempo. La figlia, Trudy, nativa della Germania, danzatrice, tentò – purtroppo senza successo – di fondare una scuola di danza a Firenze.

Le due donne, protagoniste di una storia avvincente che si muove tra Firenze, l’Isola d’Elba, l’Europa e anche l’America (per sfuggire alle persecuzioni antisemite) finiranno per fare ritorno a Firenze, loro città di adozione.

L’autrice documenta con grande cura ogni passaggio e tappa importante delle loro vite, restituendoci non solo il loro profilo umano e artistico, ma anche l’atmosfera sociale e culturale che si respirava nella Firenze dell’epoca.

Un libro davvero interessante, che ripercorre – accanto alle vicende personali – la storia politica del tempo: la Guerra, il fascismo, le persecuzioni contro gli ebrei. Arricchito da preziose documentazioni fotografiche, è una lettura piacevolissima, scritta con cura, precisione e partecipazione. Un’opera pregevole che nonostante l’apparente esiguità del testo, rivela un accurato lavoro di ricerca, e che dà voce a due donne dimenticate, restituendo loro il posto che merita nella storia culturale di Firenze.

Gisella Selden-Goth e sua figlia Trudy a Firenze  Due vite in musica  danza” (Angelo   editore Pontecoboli Firenze 2025)  

20 maggio 2025

CONVALESCENZA di Han Kang

 

Ancora una volta Han Kang torna a esplorare i temi a lei più cari: la leggerezza e l’essenza dell’essere femminile, la sua incorporeità, la fatale attrazione verso il mondo vegetale e le sue leggi, fino alla completa assimilazione e dissoluzione dell’identità umana. Temi che affondano le radici nella sofferenza del vivere e che l’autrice sovverte attraverso una sorta di metamorfosi catartica.

Suddiviso in due racconti, il libro narra le vicende di due donne - ancora una volta figure femminili - all’apparenza fragili, ma determinate nel perseguire fino in fondo le proprie volontà.

Nel primo, il rapporto conflittuale tra la protagonista e la sorella malata di tumore, apre interrogativi insoluti nella vita della donna sopravvissuta.

Nel secondo, la protagonista è una donna infelice che rifiuta il cibo, in un graduale percorso di annientamento che la conduce verso una trasformazione radicale: diventare una pianta.

Un libro che ancora una volta stupisce, per l’intensità della sofferenza interiore, per la spietatezza e la volontà di scelte estreme, e il paradosso di trovare in esse, un senso di estasi e pace.

Una scrittura asciutta, tagliente, vera, che conferma ancora una volta l’autrice come un’esploratrice lucida e profonda dell’anima.

“Convalescenza” di Han Kang ( Adelphi 2019)

18 maggio 2025

COME D’ARIA di Ada D’Adamo

 

«Spesso la malattia separa, allontana, distrugge. Qualche volta invece genera, allaccia, moltiplica l’amore»

Un libro forte, toccante, bellissimo (e uso questo aggettivo di proposito, perché di bellezza si parla in questo lettura) che affronta temi scottanti come la malattia e la disabilità. Un memoir scritto in prima persona sotto forma di lettera aperta alla figlia Daria, nata con una malattia rara, la oloprosencefalia, una importante disabilità che non le permette alcuna indipendenza ed espressione comunicativa se non attraverso un sorriso o un lamento.

Daria è la figlia desiderata, la cui iniziale”D”si pone nel nome dell’autrice, tra Ada e Alfredo, anello di congiunzione simbolico e affettivo dei genitori. Daria è il frutto della propria fertilità, motivo di gioia ma anche di rabbia e sconforto perché è impossibile non farsi carico delle mancanze e sofferenze di chi è sangue del tuo sangue.

Ada riesce con un linguaggio chiaro ed essenziale, senza vittimismo o pietismo, a descrivere tutta la diversità del suo «altro mondo», un mondo scomodo, costruito sulla completa dedizione, fatto di sacrifici e rinunce che trovano un senso solo nella parola “amore”.  

Una storia di disabilità e di malattia incurabile, che porta a una consapevolezza profonda, in cui «col tempo si smette di accanirsi a cercare risposte, di affannarsi, di voler andare altrove. Non rassegnazione, piuttosto una forma di accettazione attiva: si smette di combattere “contro”. Si risparmiano energie e si pensa a combattere “per”.

Una storia che riapre la tanto discussa questione dell’aborto terapeutico, una scelta soprattutto femminile  che genera mille interrogativi spesso senza risposta «Sono forse per la morte io?[...] Di quale vita si parla? Della mia? Della tua?[...]Quante sofferenze ti aspettano? Chi può decidere se una vita vale la pena di essere vissuta?[... ]Solo il bisogno di rivendicare per tutte il diritto alla scelta, anche per quelle che avevano scelto diversamente».

Ma anche un atto di denuncia sociale contro un mondo a misura di persone sane, che spesso non favorisce la disabilità assegnandole un ruolo marginale. Per fortuna non sempre è così: esistono professionisti, «persone che non perdono tempo a rimpiangere quel che ti manca ma sfruttano quel poco che hai», istituzioni che cercano nonostante le barriere logistiche e culturali di andare oltre e offrire qualcosa di più.

Una storia di solitudine profonda perché «avere un figlio invalido significa essere soli. Irrimediabilmente, definitivamente soli. Indietro non si torna. Uguale a prima non sarà mai più».

Una storia di malattia, il tumore di Ada che irrompe all’improvviso, rompendo l’equilibrio complesso madre – figlia, aprendo un importante interrogativo sul futuro di Daria e di chi rimane.

Ecco emergere l’importanza delle Disposizioni Anticipate di Trattamento, strumento poco conosciuto, utile per pianificare e dare continuità e senso alla propria vita e a quella di chi rimarrà.

“Come d’aria” è soprattutto la storia di una donna – figlia, ballerina, scrittrice, moglie, madre, amica – che ha lottato per la vita fino alla fine (anche se non ha mai amato la parola “battaglia”) e nonostante sia morta a soli cinquantasette anni, ha vissuto una vita piena e degna di essere vissuta.

Una scrittura intensa, magistrale quasi poetica: parole e frasi che dalla logica arrivano dritte al cuore, come aghi sottili scuotendoci dalla stasi emotiva. Impossibile non addolorarsi con lei, non commuoversi alle sue strategie di sopravvivenza, non piangere ai suoi tentativi falliti di risalita. Impossibile restare in silenzio e non applaudire alla grande Donna che è stata: Ada D’Adamo, Ada, figlia del primo uomo.

Come d’aria di Ada D’Adamo (ed Elliot 2023)

02 maggio 2025

L’ANNIVERSARIO di Andrea Bajani

 


Una scrittura davvero potente, lucida e spietata, in cui lo scrittore affronta una tematica difficile come quella dei rapporti familiari e delle loro dinamiche, analizzandoli come alla lente di un microscopio, con minuzia e attenzione. Un romanzo originale dal punto di vista stilistico, ricco di sequenze riflessive – quelle che piacciono a me – che scavano, indagano nella psiche dei personaggi riconsegnandoceli nella loro complessità e interezza.

Narrato in prima persona dal protagonista- scrittore, la prima domanda che da lettrice mi sono fatta è: “Ma è autobiografico?” Anche se, in fondo, questo elemento non è così indispensabile. Ogni autore si prende il diritto di rappresentare ciò, quando, dove e come vuole: rendere una storia reale e vera anche quando non lo è. È questa la grande magia della scrittura.

Il tema fondamentale, già presente nell’incipit, è la separazione, il distacco improvviso (all’apparenza) di un figlio quarantenne che taglia i ponti con la famiglia d’origine. L’immagine sulla soglia di casa della madre che chiede: «Tornerai a trovarci?» con l’acuto presentimento che qualcosa si è rotto definitivamente è potente. Tutto il romanzo ruota attorno a questa rottura, fonte di paura se non terrore, sviscerata, demonizzata, sperata, con quell’uscita di scena semplice ma tanto sofferta.

Perché una separazione così innaturale? Che mostro nasconde questa famiglia piccolo- borghese, trasferitasi negli anni Settanta da Roma in un paese poco distante da Torino? Sono domande  che il lettore fin dalle prime pagine non può fare a meno di porsi.

L’autore ci risponde,  descrivendo, con giusta suspence e delicatezza, ciò che si nasconde a volte anche nella “migliore” famiglia: episodi di violenza domestica, quella poco rumorosa, capace però di provocare  danni profondi, a volte irreparabili.

Andrea Bajani affronta questa tematica – purtroppo così attuale  – senza spettacolarismi né vittimismi ma rappresentando in modo oggettivo i fatti, illustrandoli nella loro concretezza, approfondendone i meccanismi, cercando motivazioni  e possibili vie di uscita.

Ne emerge un quadro estremamente realistico in cui si toccano questioni basilari come l’emancipazione femminile, il potere del patriarcato e la gabbia emotiva in cui alcune persone restano imprigionate e compromesse forse, per troppa sensibilità.

Nel romanzo ha un ruolo di spessore la madre, analizzata, scomposta in tanti frammenti con uno studio accurato ma distaccato, quasi fosse un’estranea. Emerge una donna eterea, priva di sostanza, che come un fantasma si muove ai margini dell’ambiente familiare, all’ombra del marito, sempre un passo dietro. Un’esistenza invisibile,  senza una propria identità, vissuta in funzione degli altri: moglie, madre, figlia e mai donna, se non in sporadici tentativi subiti repressi.

A seguire il padre: luce accecante che mette in ombra tutto il resto, una figura pesante, autoritaria, ingombrante.

Infine la sorella, che sceglie l’assenza e il rimprovero al fratello sulla sua presa di posizione nei confronti  del padre.

Tocca al protagonista assumersi tutto il fardello di incomprensione familiare, dall’esterno, quasi non facesse parte della stessa istituzione, per acquisire consapevolezza,  serenità e fare finalmente pace con sé stesso.

Ma chi è davvero il vincitore, se di vincita o sconfitta si può parlare? Chi rivendica il proprio diritto con la violenza o chi invece lo fa col silenzio e la remissione? Chi aspira a qualcosa di più o chi si accontenta? Chi resta o chi se ne va? Quale anniversario c’è da festeggiare, in un simile contesto?

Lo scoprirete voi, lettori, se leggerete questo meraviglioso romanzo, una lettura impegnativa per struttura e tematica, una sintassi  originale, costruita su periodi articolati ma efficaci. Un libro destinato a coloro che amano l’introspezione nella narrativa, meritevole della candidatura al Premio Strega.

L’anniversario” di Andrea Bajani ( ed Feltrinelli 2025)