29 ottobre 2024

IO, BEATRICE CENCI una ragazza romana di Nicoletta Manetti

 



IO, BEATRICE CENCI una ragazza romana di Nicoletta Manetti

«Leggo giusto l’introduzione dell’avvocato Paola Pasquinuzzi  – donna affabile ed empatica che ho avuto il piacere recentemente di ascoltare in una conferenza sulla violenza di genere – e poi chiudo» mi sono detta per rispetto a tutti i libri impilati sul comodino che attendono il proprio turno di lettura. Da quella son passata al sonetto di Marco Vichi «Giusto una pagina e chiudo davvero» ma da lì è stato facile lasciarsi travolgere dalla scrittura magistrale di Nicoletta Manetti, scivolare nella narrazione «Chi è questa Beatrice, dal volto così angelico?». Le pagine si susseguivano una dopo l’altra, difficile arrestare la caduta.

Sì perché non si può fare a meno di rimanere coinvolti nella storia di questa ragazza romana, così indifesa e fragile all’apparenza, ma al contempo forte, determinata e tenace, che a soli venti anni, condusse una battaglia impossibile per il suo tempo.

Pochi ne conoscono la vita  breve e infelice, forse per questo l’autrice ha voluto riportarla in luce, allo sguardo e all’attenzione di una società che continua a commettere gli stessi e assai peggiori errori.

Una storia perciò, che ha bisogno di essere raccontata e in questa, Nicoletta sensibile a ogni ingiustizia, ha voluto prestare voce e cuore. Una vicenda tremendamente attuale che ci fa riflettere e constatare che poco è cambiato in tutti i secoli trascorsi, solo il contesto e le modalità.

Nasce così una testimonianza accorata – narrata in prima persona – in cui si dispiegano gli eventi della vita della protagonista: la nascita nella nobile famiglia Cenci, l’infanzia spensierata dalle suore francescane insieme alla sorella, e poi il baratro nelle fauci del mostro, suo padre; le fughe e le strategie di alleanza con la matrigna Lucrezia – anche lei vittima del marito – e con Marzio e Olimpo uomini al suo servizio e amanti; l’illusione di riscatto e la promessa di amore con l’abate Guerra; la reclusione alla Rocca di Petrella sul Salto; il parricidio, la galera e il lungo processo che la vide colpevole di un atto che era solo risposta di difesa e sopravvivenza.

L’autrice ci propone questa tragica storia con una delicatezza straordinaria, da togliere il peso della violenza e brutalità, valorizzando invece il desiderio di amore e di vita di Beatrice. Il tutto in maniera precisa, dettagliata e documentata, come è suo solito.

Ritrovarsi all’ultima pagina  è un attimo: succede sempre così coi libri di Nicoletta, rimane la nostalgia della lettura terminata insieme all’ eco e all’emozione della storia, come un buon cibo di cui non si è mai sazi e che mantiene vivo il piacere dell’ultimo boccone.  

Una lettura davvero appassionante, un racconto drammatico e struggente che ci rivela tutta la forza e fermezza di una donna che a soli vent’anni, lottò con tutta se stessa per la Giustizia e il riconoscimento di un diritto – quello di vivere – e di un’assoluzione che la stoltezza della sua epoca non vollero riconoscere.

Io , Beatrice Cenci Una ragazza romana” di Nicoletta Manetti ( Angelo Pontecorboli Editore Firenze 2024)

28 ottobre 2024

13 ottobre 2024

GERTRUDE STEIN E ALICE B.TOKLAS A FIRENZE di Nicoletta Manetti

 



Ancora una volta Nicoletta Manetti ci regala un prezioso gioiello che, come i precedenti volumi della stessa collana sui “forestieri” a Firenze, risulta essenziale per comprendere il fermento dell’attività letteraria e delle arti figurative del primo Novecento, non solo nella nostra città, ma anche in Europa e Oltreoceano.

E dopo le coppie famose – Anja e Dostoevskij, D.H. Lawrence e Frieda – non potevano mancare all’appello Gertrude Stein e Alice Toklas, «due donne diversissime, ma uguali: entrambe americane di origine ebraica e tedesca, entrambe appassionate di arte e cultura, tanto da supplire alla loro scarsa avvenenza con ben altra bellezza che le riempie e totalizza» e che proprio a Firenze si dichiararono il loro amore.

In queste righe non voglio approfondire il personaggio di Gertrude Stein – vi sono 140 e più pagine a disposizione che vi invito a leggere – ma ribadire quanto questa donna, «sacerdotessa del cubismo», fulcro e accentratrice dei maggiori esponenti dell’Arte del Novecento, abbia avuto un ruolo determinante per lo sviluppo artistico e letterario del suo e del nostro tempo.

Lo afferma l’autrice stessa, «si parla poco oggi, di Gertrude, pochissimo»; è forse, per questo scarso riconoscimento che sente il bisogno attraverso un percorso biografico di riportarla in luce e farla rivivere in queste pagine? Potrei azzardare la risposta affermativa, ma sarebbe riduttivo, perché alla storia della protagonista principale si intrecciano altre vicende, aneddoti, esistenze di donne e uomini che caratterizzarono il secolo con la propria arte; compresa la storia della stessa autrice che si inserisce nella narrazione stessa con sensibilità e delicatezza.

Passato e presente si intrecciano generando una narrativa fluente e gradevole che si legge con meraviglia e incanto, godendosi ogni parola, ogni frase, ogni scoperta. Una prosa accurata nel dettaglio, nella descrizione dei luoghi, dei personaggi, dei tempi, perché scrupolosamente documentata ed elaborata, caratteristica tipica dell’autrice che cerca, osserva, esplora, perlustra e … trova. Un resoconto emotivo e sensuale,  e non un asettico racconto biografico, tra saggio e romanzo, dove la presenza rispettosa dell’autrice arricchisce l’opera.

Ringrazio perciò doppiamente Nicoletta, per avermi fatto riscoprire Gertrude Stein – incontrata la prima volta in Midnight in Paris, film di Woody Allen credendo si trattasse di un personaggio di sua invenzione – una personalità  eclettica, affascinante e generosa, insieme a una realtà storica così ricca ed effervescente di cui molto ignoravo.

«Gertrude Stein e Alice Toklas a Firenze» di Nicoletta Manetti ( Angelo Pontecorboli Editore - Firenze 2024)

LA NOTTE NON FA PAURA di Kathryn Mannix

 

«Nessuno di noi è comune, anzi ciascuno è straordinario alla propria maniera»

Una lettura molto interessante, più romanzo che saggio, che ci porta a riflettere sul fine vita, su come un giusto, consapevole approccio alla morte sia fondamentale per viver meglio e soprattutto per affrontare in modo valorizzante il processo del morire.

Kathryn Mannix, medico palliativista, specializzata in Terapia Cognitiva Comportamentale, ci offre in questo libro l’opportunità di compiere questo viaggio, nella buia realtà che spaventa molti, perché rappresenta l’ignoto, la perdita, la scomparsa e con ciò la sofferenza, sostantivi tutti che implicano un vuoto oggettivo a cui nessuno ha saputo mai dare risposta.

Cosa c’è dopo la morte?

Ecco la Mannix ci propone una soluzione, offrendoci le informazioni di cui è a conoscenza, grazie alla sua esperienza e al contatto costante col fine vita, conducendoci nell’esplorazione e apprendimento di un momento così unico e difficile.

In maniera magistrale, da clinico esperto e da attenta osservatrice e narratrice, ci esorta a riflettere attraverso le storie ben descritte e documentate dei suoi pazienti - di cui per convenzione maschera nomi e luoghi -, sul valore della vita, della nascita e della morte (così simili e complementari), offrendo anche a noi lettori gli strumenti per “partecipare” all’evento finale delle persone care, descrivendo in modo oggettivo e tecnico lo schema del morire, ovvero la trasformazione della sfera fisica, emotiva e spirituale che, come un protocollo, molto spesso avviene in questo momento chiave. Tutto ciò, senza tralasciare il contesto di emozioni, sentimento e calore che vi ruota attorno.

«Osservare il processo del morire è come osservare un parto: in entrambi i casi esistono fasi riconoscibili in una progressione di cambiamenti che portano al risultato previsto […] Vi sono solo due giorni che durano meno di ventiquattro ore nel corso della vita, posti come dei fermalibri alle estremità della nostra esistenza; uno lo celebriamo ogni anno, ma è l’altro a rendere la vita preziosa».

Molto concreta è l’affermazione in cui nella morte «vi è ben poco da temere e molto da organizzare». Un viaggio molto interessante che nella società attuale, proprio per il tabù che lega questo evento, oggi è precluso a molti.

Vivere la propria morte - sembra un ossimoro - ma è proprio la maniera più efficace di dare un senso alla propria vita. L’evento del morire può rappresentare allora un’ epifania, l’espressione massima e conclusiva di una vita, la risoluzione di un enigma irrisolto, che come un finale di un romanzo ben scritto, lasci in eredità un buon ricordo, un lascito emozionale positivo per chi resta. Per questo sono pienamente convinta che non sia affatto vantaggioso evitare il pensiero della morte (dei nostri cari, la nostra), in quanto pensarci e parlarne in modo realistico, sicuramente migliora anche il nostro vivere quotidiano.

E a conclusione, voglio citare proprio una frase che implica e riassume il messaggio dell’opera stessa: “La vita è preziosa e forse riusciamo ad apprezzarla meglio quando la viviamo consapevoli della sua fine”. Per cui, anche alla luce dell’anno di Master appena terminato, aggiungo e sostengo che sia davvero giunto il tempo di crescere, comprendere e non aver più paura del buio.

La notte non fa più paura” di Kathryn Mannix ( ed.Corbaccio 2018)

 


16 settembre 2024

MARIE LAETITIA BONAPARTE WYSE RATTAZZI A FIRENZE di Caterina Perrone






Se vogliamo immergerci in modo avvincente nella realtà di fine Ottocento, ripercorrendo le tappe fondamentali di Firenze ai tempi che fu Capitale, non si può fare a meno di leggere questo libro, che con precisione, chiarezza e divertimento ci introduce e accompagna in questo affascinante viaggio.

Caterina Perrone ci riesce in modo eccellente attraverso la figura di Marie Laetitia Bonaparte Wyse Rattazzi (un personaggio già nel nome), moglie del ministro Urbano Rattazzi (giunto a Firenze insieme ai piemontesi per governare il Paese) donna assai discussa, per il carattere anarchico, ribelle e anticonformista.

Insieme alla storia della sua provocatoria e piccante personalità, si apprendono la trasformazione della città, i cambiamenti architettonici, migliorie e imbruttimenti, accordi e contraddizioni, ma non solo… anche tutto lo sfarzo, costumi e abitudini, velleità del ceto aristocratico e nobile che si affianca alla triste condizione popolare.

Una donna davvero fuori dalle righe Marie, eccessiva nel bene e nel male, motivo di gelosie, di odio, ma anche di tanta ammirazione soprattutto nel popolo maschile per la sua indiscutibile bellezza unita al fascino seduttivo e al suo carisma. Attiva politicamente, animata da spirito patriottico, ammiratrice di Garibaldi, partecipa alla vita culturale e sociale.

Pittrice caricaturista, scrittrice, poetessa, autrice di testi teatrali di cui ama realizzare i “quadri viventi,” si inserirà nel panorama letterario del tempo con le sue opere. Fondatrice anche di riviste su cui pubblica in maniera autonoma e indipendente, darà libero sfogo alla sua lingua che “taglia e cuce”. Con il suo pamphlet Bicheville attirerà antipatia, freddezza e discordia nella società fiorentina.

In competizione con Emilia Peruzzi, donna di tutt’altro stampo, si contenderà gli ospiti - intellettuali, artisti, politici e stranieri - accogliendoli nel suo salotto azzurro il giovedì  (a dispetto della rivale che riceve nel suo salotto rosso il lunedì)

Grazie all’autrice anche noi lettori potremmo introdurci nell’ambiente riservato, conoscere le conversazioni, gli intrighi, i pettegolezzi… davvero un’occasione unica.

Una lettura fluida, cristallina che arricchisce, offrendo conoscenze, aneddoti, curiosità senza mai appesantire.

Un libro che non deve mancare assolutamente nella biblioteca di coloro che amano Firenze e non solo, perché Caterina Perrone sa catturare i lettori col suo linguaggio preciso, chiaro e coinvolgente e trasportarli nella Storia.

 

“Marie Laetitia Bonaparte Wyse Rattazzi a Firenze” di Caterina Perrone (Angelo Pontecorboli Editore Firenze 2023)

23 agosto 2024

PIOGGIA NERA di Georges Simenon

 

Inserire tra le letture programmate un libro di Simenon è una strategia sempre vincente, un modo piacevole e appagante di rilassare la mente tra generi e stili diversi. Anche Pioggia Nera non ha tradito l’ assioma personale e soprattutto le mie aspettative.

Ambientato nella Normandia di metà secolo scorso, Pioggia nera ha il sapore, profumo e colore  ̶  per le atmosfere cupe e buie  ̶  del romanzo gotico, senza esserlo.

Il romanzo è una narrazione nella narrazione, perché è il protagonista adulto che rievoca con la madre una storia del passato: la caccia all’uomo, un anarchico, padre dell’amico Albert, abitante la casa di fronte. Narrato dal punto di vista di Jérôme ragazzetto di sette anni, si apprezza tutta la freschezza, ingenuità, bontà tipiche dell’età, unite al suo acume, intelligenza e sensibilità. Affacciati anche noi alla finestra a mezzaluna del suo appartamento, dove il piccolo ama trattenersi e giocare con la fervida fantasia della sua mente e il suo sguardo innocente, ascoltiamo le chiacchiere della madre con le clienti nella bottega di stoffe al piano inferiore, partecipiamo alla vita del mercato in strada, intuiamo chi e cosa si muove dietro le tende bicolori della casa dell’amico e di sua nonna, la signora Rambures.

Un fantastico mondo immaginifico turbato dall’arrivo della zia Valérie, un’imponente, superba e ingombrante figura che si inserirà nella vita regolare della famiglia Lecœur e che stravolgerà ogni abitudine e certezza del ragazzino.

Una storia dalla trama semplice ma piena di buon sentimento, una scrittura magistrale, essenziale e precisa, una lettura che coinvolge e appassiona, marchio di garanzia dell’autore.

“Pioggia nera” di Georges Simenon ( ed. Adelphi  2002)

18 agosto 2024

VORTICI di Marco Mannucci

 

Premetto, sono di parte nel recensire “Vortici”, perché conosco lo scrittore  ̶  ho già apprezzato le sue capacità letterarie nei racconti e in “Ai tempi del Biondo” ̶  conosco il medico, ma soprattutto conosco la persona. Marco Mannucci, una volta incontrato non lo si dimentica, grazie alla sua affabilità, gentilezza ed empatia. Ciò vale anche per la sua scrittura, altrettanto avvolgente, espressiva ed elegante dalla penna precisa, corretta, pulita.

Veniamo al libro, e cercherò di non spoilerare, pur parlandone.

Rocco Mazzoni , protagonista del romanzo, è un uomo di umili origini, ex poliziotto, sposato con figli, dall’indole semplice e moderata (all’apparenza) ma un vulcano di pensieri, sentimenti ed emozioni. Fiorentino “adottato” come ama definirsi, ma ugualmente innamorato della Città come ogni cittadino nativo.

L’autore, con maestria e dovizia di particolari, introdurrà noi lettori nella sua vita; al suo fianco vedremo i luoghi abitati dalla sua infanzia, maturità e poi vecchiaia; percorreremo insieme le strade della Firenze rinascimentale, le viuzze di acciottolato, ci fermeremo a chiacchierare nei bar rionali; passeggeremo sulle colline di Firenze, sconfinando anche oltre la Toscana, fino al lago di Bracciano; vivremo storie di amore, affetti, amicizie ritrovate e poi perdute; conosceremo il suo mondo interiore, pensieri, dubbi e paure alimentate da un virus crudele che sta mietendo vittime; entreremo nel suo cuore, pieno di amore ma anche di tanta nostalgia, ricordo di un tempo che non potrà più tornare.

Un viaggio nella Firenze e dintorni, arricchito da una miscellanea di profumi, sapori, suoni, sensazioni tattili unite a descrizioni minuziose che ci calano in maniera realistica nei luoghi menzionati.

Una storia costruita sulle relazioni umane, sui valori dell’amicizia, dell’amore e della famiglia, valori immortali, fondati sul rispetto condiviso. Non manca l’amore per la Viola, molto più di una semplice passione sportiva, ma un’ ulteriore conferma di solidarietà con la Città stessa.

Ma cosa sono i vortici da cui il libro prende il titolo? Mi piace interpretarli come tutte le circostanze impreviste (e nel romanzo non mancano), quelle che con l’irruenza e la forza di un tornado, travolgono e stravolgono la vita di ciascun essere umano, risucchiandolo e trasportandolo in un altrove non scelto. Purtroppo, a volte sono davvero tante e inimmaginabili: compito di ognuno è ricercare comunque la strada che riporta a casa.

“Vortici” è una lettura che rimane dentro per l’intensità dei sentimenti espressi, una prosa dove il passato e il presente si alternano con continui flashback e flashforward, ricca di similitudini, metafore e ossimori nel raccontare in modo originale una realtà “creata”, con un linguaggio appropriato, luminoso e raffinato. Il risultato: una narrativa che profuma di poesia. 

05 agosto 2024

UNA FAMIGLIA LEGGERA di Maria Pia Perrino

 

Rosa, protagonista del romanzo, donna semplice e indipendente, vive precocemente il lutto del marito per un incidente stradale. La sorte benevola le ha lasciato in grembo il suo seme che le farà dono, dopo nove mesi, di una splendida bimba, Eva. Nel romanzo seguiremo la sua crescita, dall’infanzia, adolescenza fino al suo essere donna. Ma Rosa, dal rapporto con Renzo, ha ereditato anche una grande amicizia, quella di Marta e Arturo, una coppia che non la lascerà mai sola e vivendo sotto lo stesso tetto condividerà la routine familiare, nella buona e cattiva sorte. I quattro cresceranno insieme, rappresentando una vera e propria istituzione familiare, anche se diversa, “leggera” appunto, perché non vincolata dagli obblighi della consanguineità ma solo da sentimenti spontanei di affetto, amore e benevolenza.

Non mancheranno anche nell’insolita routine, colpi di scena, repentini cambiamenti, svolte improvvise, come si conviene nell’arte del romanzo, momenti di gioia e tristezza tutti ben ponderati e superati alla luce di un grande e profondo amore per la vita stessa.

La famiglia “leggera” è tutt’altro che superficiale, ma una modalità diversa e nuova di interpretare il legame affettivo nel nucleo più prossimo e intimo identificato solitamente nella parentela tradizionale.

Una lettura che procede spedita per la fluidità, appropriatezza e piacevolezza del linguaggio, costruito con frasi e periodi brevi che come foto istantanee, mostrano la narrazione.

Un libro che, come anche il titolo riporta, si legge con leggerezza, motivo ricorrente nella storia, che non significa affatto superficialità, ma una maniera appropriata giusta e intelligente di approcciarsi e interpretare la realtà.

Una lettura che consiglio, in spiaggia o sotto l’ombra di un albero, all’alba o al tramonto, per lasciarsi trasportare dal sentimento e dall’ emozione, per alleggerire e rinfrescare queste giornate super afose.

Una famiglia leggera” di Maria Pia Perrino ( Ed. Scatole parlanti 2023)

22 luglio 2024

IL BABBO DI PINOCCHIO di Paolo Ciampi

 

Siete proprio sicuri di conoscere il babbo di Pinocchio, il burattino più famoso nel mondo, dal naso “animato” ogni volta che diceva una bugia? Non fate il mio stesso errore credendo si parli di Geppetto, il povero falegname che lo modellò da un pezzo di pino. Sicuramente anche lui, ma in questo libro il babbo di Pinocchio è Carlo Lorenzini, per tutti Collodi e credo proprio che (come me) dopo averlo letto vi renderete conto di quanto poco ne sapevate.

Ce lo descrive molto bene l’autore, nel suo cilindro calcato sul cranio calvo, in abito elegante, gambe incrociate, mani infilate sul panciotto [… ] l’aria  di chi sarebbe propenso al dolce far nienteun pigro indaffarato», seduto su una panchina ad osservare la sua Firenze, « la  città di Acchiappacitrulli» – come ripete più volte all’autore che gli si è seduto accanto –- « degradata, sporca, affollata di accattoni e poveracci. Eppure bella».

È la notte di San Lorenzo, notte magica di stelle cadenti, e tutto può accadere passeggiando per la città festeggiante e affollata di turisti. Anche di incontrare un uomo così speciale.

I due iniziano una conversazione fitta e concitata alternando «silenzi e discorsi che aspiravano alla reciproca sottomissione» aggrovigliando le riflessioni per poi recuperare « il filo della matassa». Non mancano le affinità, punti di incontro e argomenti di interesse comune, fra cui la professione, il legame con la città e l’amore per le parole, « parole che cambiano il corso degli eventi».

E fra una bevuta di birra e un’altra, gli autori si raccontano.

 Carlo Lorenzini, «per tutti  Collodi» narra di sé, delle sue umili origini a fianco della nobiltà, della sua “indolenza” rispetto al fratello Paolo invece più determinato ed equilibrato, del suo lavoro di giornalista, della sua ideologia patriottica … Si scopre in questo dialogare, il vero Lorenzini, un uomo di grande humour, amante dell’alcool e del gioco, « uomo di sfumature, linee d’ombra, confini incerti».

Non mancano le riflessioni e le battute su Firenze e i fiorentini, la Firenze capitale del suo tempo e quella contemporanea, città vetrina affollata di turisti che si abbuffano nei punti ristoro di cui la città è piena o in fila sotto il sole cocente per ammirare i capolavori del Rinascimento, incapaci di abbracciare con lo sguardo la vera bellezza della città. O come puntualizza Carlo Lorenzini stesso: «Una città, dove ogni casa ha la sua eco e le mura filtrano voci. Dove tutti sembrano sapere di tutto e presumono di poterlo raccontare a modo loro. Dove due terzi delle cose si sanno e l’altro terzo si tira a indovinare, ed è quello che davvero conta».

 Non mancano tanti aneddoti, verità e curiosità legati ai luoghi e ai personaggi che li abitano – vera e propria peculiarità stilistica dell’autore – che riescono sempre a meravigliarci.

Un libro indispensabile per conoscere davvero Pinocchio, perché senza la conoscenza del suo “babbo” si apprezza solo in parte il valore dell’opera. E poi c’ è quel nome, Collodi, uno pseudonimo che gli ha portato fortuna certo, ma che suona alle sue orecchie come una condanna, un velo destinato a celare  in modo indelebile la sua vera identità..

Una lettura semplicemente deliziosa, colloquiale – scritta in seconda persona –  scorrevole come acqua dell’Arno, in cui noi lettori come silenziose farfalle abbiamo il privilegio di assistere e seguire i due scrittori nel loro viaggio per vivere la stessa magica avventura, alla scoperta di curiose verità.

E se credete che vi abbia svelato troppo, niente di più sbagliato, c’è ancora molto da sapere, non per ultimo a chi è rivolta questa lunga e interessante chiacchierata.

Il babbo di Pinocchio” di Paolo Ciampi (ed. Arkadia 2023)

04 luglio 2024

MATTINO E SERA di Jon Fosse

 

«Oggi niente è com’è sempre stato, deve essere successo qualcosa, ma che cosa?».

"Mattino e sera," inizio e fine, nascita e morte, e nel mezzo la Vita.

Il protagonista del romanzo è Johannes, un uomo – marito, amante, padre, amico – che vive di pesca in un paesino della Norvegia, dove il rigido inverno spesso non mette cibo in tavola. L’autore è bravo a presentarcelo, svelandocelo con parsimonia; e lo fa attraverso i dialoghi (con la moglie, l’amico Peter, la figlia), i suoi pensieri e le descrizioni che fanno da caposaldo alla narrazione, illustrandoci un mondo interiore, una intimità e sensibilità così delicate e vere che sembra di vederle, toccarle per l’intensità in cui sono rappresentate. Si ripercorrono così gli eventi più significativi della sua vita: l’amore, la famiglia, gli affetti, le amicizie, il lavoro.

Una storia senza tempo o dove il tempo non ha tempo, perché si dilata e si restringe nell’infinità dell’essere.

Una scrittura dallo stile unico e all’apparenza complesso, tanto che non è facile all’inizio calarsi nella pagina e avviare quel processo di decodificazione della frase e del periodo senza l’ausilio di una punteggiatura (il punto nello specifico) a chiusura di un discorso, di un argomento. Incredibile come l’autore sia riuscito alla fine a regalarci un testo così appassionante, mantenendo la prosa comprensibile e sorprendentemente scorrevole (una volta entrati nel ritmo), anzi assai di più senza l’interruzione della punteggiatura. Una narrazione continua come un flusso di pensiero - in terza persona, dal punto di vista di Johannes - in equilibrio assoluto tra spazio e punteggiatura.

Una prosa pulita, essenziale e chiara. Una lettura “leggera” ma che nasconde una grande profondità di sentimento.

Un libro sulla vita, sul valore delle piccole cose.

Un libro sulla morte, sulla “buona morte,” quella che dà un senso alla vita come fine di un percorso di auspicabile e tranquilla serenità.

Un libro che apre le porte alla speranza: «Dove andremo adesso, non è nessun posto e per questo motivo non possiede neppure un nome […] Pericoloso è una parola, non esistono parole dove andremo […] Non esistono corpi dove andremo, quindi non esiste dolore […] Non esiste nessuna sofferenza, nessun tu e io dove andremo […] Non si sta né bene né male, ma è grande e tranquillo e vibrante e luminoso […] Tutto è uno e allo stesso tempo diverso, è uno eppure è proprio quello che è, tutto è diviso eppure senza divisione e tutto è tranquillo».

Una lettura che rimane attaccata alla pelle anche a libro chiuso e che penetra negli strati più profondi della coscienza, come un balsamo che evapora lentamente ma che rilascia le sue proprietà benefiche. Una lettura che fa riflettere sulla nascita e sulla morte, certezze uniche dell’esistenza alle quali nessuno può sottrarsi, restituendocele in tutto il loro valore intrinseco, in una dimensione di pienezza, gioia, serenità e dignità.

Un libro che tutti dovrebbero leggere per acquisire conoscenza e conferire la giusta connotazione all’evento più naturale e certo che è il fine vita.

“Mattino e sera” di Jon Fosse ( ed.La Nave di Teseo 2023)


23 giugno 2024

IL DOTTOR SEMMELWEIS di Louis- Ferdinand Céline

 

“Il pericolo di voler troppo bene agli uomini”

Una storia vera, di passione e dedizione, di coraggio e determinazione ma anche di incomprensione e ipocrisia, questa riportata da Céline (autore francese del Novecento) che si dedicò allo studio del personaggio tanto da farne argomento della propria tesi di Medicina.

Chi era Ignazio Semmelweis, uomo sconosciuto a molti?

Ce lo ritrae molto bene l’autore in questo piccolo libro, ripercorrendo passo passo la sua vita osteggiata e difficile. «Egli era di quelli, troppo rari, che possono amare la  vita in ciò che essa ha di più semplice e di bello: vivere. L’amò oltre il ragionevole».

Ignazio Filippo Semmelweis (1818-1865) –  medico ungherese, dedito alla Medicina e soprattutto alla cura dei suoi pazienti, uomo sensibile, audace e coraggioso, ostinato contro la stupidità degli uomini del suo tempo -  fu il precursore dell’antisepsi e della microbiologia, il primo “a toccare i microbi senza vederli” come dice Celine stesso. Pasteur cinquant’anni dopo ne scoprì l’esistenza, documentandola col microscopio.

 A Semmelweis si deve l’importante intuizione dell’esistenza di agenti mortali e dannosi (invisibili all’occhio umano), che attraverso le mani possono trasmettersi da un individuo a un altro. Nello specifico, S. capì che le morti eccessive delle puerpere ricoverate in ospedale erano correlate alle visite ginecologiche effettuate dai medici che con le stesse mani avevano toccato i cadaveri per le autopsie. Perciò capì l’importanza di “sanificarle”, attraverso un accurato lavaggio delle mani, impiegando cloruro di calce. Fu  schernito, deriso, ostacolato, tanto da essere etichettato “pazzo” e  allontanato dalla pratica clinica. Morì in grande sofferenza, per setticemia, dello stesso male scoperto, a causa di un taglio con un bisturi infetto.

Si prova tanta rabbia e indignazione di fronte a simili vicende, quando l’ottusità e l’ignoranza  unite al potere, non solo ostacolano le verità ma addirittura sono talmente letali da portare alla morte menti così eccelse.

Una narrazione fluida, quasi colloquiale, che ha il registro di una storia narrata al calore di un focolare.

Un grande omaggio che l’autore ha reso a un uomo tanto talentuoso quanto incompreso, dandogli memoria e spessore «perché le grandi opere sono quelle che risvegliano il nostro genio, i grandi uomini sono coloro che sanno dargli forma».

Il dottor Semmelweis” di Louis- Ferdinand  Céline ( Adelphi 1975)

22 giugno 2024

DIARIO DI UN DOLORE di C.S.Lewis

 

Diario di un dolore è un libro di interesse comune che tutti dovrebbero leggere, perché è pressoché impossibile nella vita di ciascuno di noi, non sperimentare il dolore, nonostante la sua soggettività. Il dolore come il piacere, fa parte del nostro quotidiano di esseri umani e sensibili, riveste un ruolo fondamentale e condizionante nel relazionarci con l’esterno, influenzando ogni sfera del nostro essere, fisica, mentale e spirituale.

Lo scrittore ha perso la moglie, il cancro se l’è portata via con sofferenze atroci. Questa opera, sotto forma di diario, partendo dal tragico evento, nasce come elaborazione della perdita, come risposta reattiva al dolore del lutto, della mancanza, nel tentativo di dargli forma, consistenza e valore, per poterlo superare forse, e dargli un senso, una connotazione..

L’autore però va oltre, riuscendo a penetrare il dolore e a descriverlo nelle molteplici sfumature: il dolore come una sbronza; il dolore come una arma puntata contro che incute paura e angoscia; il dolore che impigrisce inibendo ogni azione; il dolore come entità individuale ed esclusivamente personale « La debolezza dell’altro, la sua paura, la sua sofferenza non puoi farle tue. Potrai aver paura e soffrire anche tu. […] Ma sarebbe pur sempre un soffrire diverso», per quanto siamo vicini a chi soffre, ognuno conosce davvero soltanto il proprio dolore; il dolore come mistero: «Perché la separazione (per non dire altro) che tanto strazia chi rimane dovrebbe essere indolore per chi se ne va?»; il dolore che fa perdere il significato della vita stessa: «La gente non esiste, non è mai esistita. La morte non fa che rivelare il vuoto che c’era da sempre»; il dolore prolungato per la persona perduta che può allontanare l’affetto per la persona stessa «l’abbandono al dolore, invece di legarci ai morti, ce ne distacca».

E poi Il lutto, vissuto dai figli come imbarazzo, dal congiunto come assenza, come perdita di un’abitudine che svela orizzonti diversi e sconosciuti: « Il dolore di un lutto è come una lunga valle, una valle tortuosa dove qualsiasi curva può rivelare un paesaggio affatto nuovo».

Il concetto della morte, come un tabù da sfatare: «La morte esiste. E tutto ciò che esiste ha importanza»; la morte come approdo e non come l’arrivo.

Non mancano le riflessioni sull’esistenza di un’altra dimensione spaziale e temporale dopo la morte: «Dov’è lei ora? Ossia in quale luogo è lei in questo momento? Ma se H. non è un corpo,… H. non è in nessun luogo […]. Se i morti non sono nel tempo, o non sono nel tempo che noi conosciamo, esiste una chiara differenza, quando parliamo di loro, tra “era”, “è” e “sarà”? La risposta che prova a darsi è: «H è con Dio. Almeno in un senso, questo è certissimo. Essa è, come Dio, incomprensibile e immaginabile».

Questo lungo percorso sul dolore si rivela alla fine una sublimazione, un salto spirituale, una modalità saggia (anche se dolorosa) per approfondirsi, crescere, evolversi.

L’autore attua questo processo in maniera stoica, alternando la razionalità all’emozione, in una gamma di stati d’animo, anche contraddittori a volte, in cui mette in discussione la fede stessa, criticando e analizzando il suo Dio: «È razionale credere in un Dio cattivo? O comunque, in un Dio tanto cattivo? Il Sadico Cosmico, l’idiota malevolo?».

Non manca la riconciliazione con «Lui come il donatore e con lei come dono… amarla è diventato, nella sua misura, come amare Lui», che riaccende la speranza capace di lenire ogni sofferenza.

Un libro intenso e coraggioso che mette in luce gli aspetti complessi del dolore – fisico, psichico e spirituale –  che porta noi lettori a soffermarci e a confrontarci anche con il proprio, a dargli un significato, trovando molti punti in comune, sebbene la soggettività e l’unicità dell’esperienza stessa.

Un libro che terrò nella biblioteca del mio cuore.

“Diario di un dolore” di  C.S.Lewis ( ed. Adelphi 1990)

11 giugno 2024

FAUSTO E ANNA di Carlo Cassola

 

Un inno all’amore contro la guerra

Anni Trenta, la storia si svolge tra Volterra, Val di Cecina e Grosseto. Anna e Fausto due giovani di estrazione borghese, si innamorano e si amano. Anna, ragazza semplice, vivace, spigliata, leggera ma non superficiale, intraprendente e sentimentale; Fausto aspirante scrittore, romano d’origine, intellettuale, ateo, più misurato perché concentrato “sul recitare la parte”, riflessivo e con un mondo interiore ricco e complesso abitato dalle influenze e dagli ideali politici del suo tempo. Una relazione un po’ movimentata la loro, che dopo ripetuti alti e bassi, si interromperà, portandoli alla separazione. Fausto tornerà a Roma e Anna conoscerà Miro e si sposerà. Fausto avrà altre donne (conosciute nelle case di tolleranza) senza incontrare il vero amore (idealizzato in Anna)e si dedicherà alla politica, diventando partigiano.

Il romanzo appare diviso in due: una prima parte idilliaca, in cui prevale la favola d’amore, l’atmosfera incantevole della relazione tra i due giovani sebbene a tratti altalenante, in una Volterra bucolica, ben rappresentata e descritta. La seconda parte invece, si fa più cruda, più realistica, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale che trasforma lo scenario in una campo di battaglia, vedendo Fausto, impegnato politicamente nella Resistenza, come partigiano insieme ad altri compagni.

Un romanzo di formazione (considerando e il percorso di maturazione e lo sviluppo ideologico dei due protagonisti), dal carattere sociale e storico, ma anche autobiografico, in cui riconosciamo in Fausto, l’autore stesso che si affiancò anch’egli ai partigiani, partecipando attivamente alla Resistenza contro il governo nazifascista. ». Un percorso di crescita e maturazione ideologica, in cui l’esperienza  ci insegna e ci trasforma, proprio come accade ai nostri protagonisti.

Cassola però non ci mostra il movimento in maniera eroica ed esaltante, bensì, in una dimensione molto più realistica, piena di incertezze e dubbi, come quando ci descrive Fausto di ritorno fra i partigiani e «ne ebbe l’impressione della prima volta, un’ impressione di tristezza, di squallore, di sciagurataggine», tanto da non credere «che il comunismo potesse rendere migliore il mondo

L’autore fu anche accusato in questo libro di schierarsi contro la Resistenza, critica smentita da lui stesso nella nota a fine romanzo. Un testo particolarmente difficile per lo scrittore, che fu costretto più volte a correggerlo e revisionarlo dal punto di vista stilistico e ideologico perché rifiutato dalle molte case editrici.

Personalmente ci ritrovo questo suo sentire, il valutare in maniera oggettiva la sua epoca, riflettere e vedere senza esagerate celebrazioni, orientamenti politici, ideali e tendenze, riportate invece in maniera concreta e con sincera passione e coinvolgimento intellettivo ed emotivo.

Una prosa fluida, dai dialoghi chiari, semplici ma ben strutturati che alleggeriscono la narrazione a tratti anche troppo dilatata e particolareggiata.

Una lettura comunque fortemente attuale, un inno all’amore contro la guerra, un monito che non dovremo mai stancarci di ripetere:« La guerra distrugge, non produce. Come mai  i capi non capiscono? Non dovrebbero mai fare la guerra. Non ci dovrebbero esser guerre. Ciascuno a casa sua, a lavorare in pace».

Come le commoventi parole del partigiano caduto, che sembrano uscire dalle sue labbra ormai immobili: «Era un gioco molto bello, questo della guerra […] Ma, vedete, non era un gioco la guerra. Ci siamo sbagliati. Guardate i miei occhi vitrei, la bava sanguigna che mi esce dalla bocca, e quest’orribile colore giallo sparso per tutto il mio corpo! Credevamo di giocare, ed era invece una cosa terribile, spaventosa! Smettete, ragazzi, voi che siete in tempo!».

“Fausto e Anna” di Carlo Cassola ( Oscar Mondadori 2012)

21 maggio 2024

LA BANDA DEI PITBULL di Carlo Giannone

 

Se amate il giallo, La Banda dei pitbull è una lettura assolutamente da non perdere, e lo dice una che non ama particolarmente il genere (come più volte ho già detto) ma che di fronte a una narrativa così appassionante e completa, deve ricredersi.

Sì, perché al di là dell’indagine, in questo romanzo c’è molto di più, non per ultima la città di Firenze che fa da sfondo e cornice in maniera puntuale e minuziosa  alla narrazione. 

Gaetano Mancuso, Commissario della Pubblica Sicurezza della città sta indagando su un caso assai angosciante: il cadavere di un giovane è stato ritrovato lungo il torrente Mugnone, ucciso dall’assalto di uno o più cani Pitbull, come conferma il veterinario che effettua le analisi. Purtroppo non sarà un evento sporadico, ma seguiranno altre vittime, sempre giovani e di sesso maschile, a opera dei cani, sicuramente guidati da un folle omicida che non ama sporcarsi le mani. Perché una  tale ferocia? Perché tutti quei giovani e solo uomini? Un caso drammatico e complesso che Mancuso saprà condurre meticolosamente avvalendosi dei suoi preziosi collaboratori, Angelo il vicecommissario e l’affascinante Simona, agente scelto, che non nasconde il debole che nutre per il suo superiore.

Un romanzo complesso, tanti i personaggi e ben caratterizzati (e ringrazio l’autore per il promemoria introduttivo che ne facilita la memoria), una narrazione fluida e piacevole che incolla il lettore fino all’ultima pagina. Un giallo che si tinge anche di altre tonalità, riportandoci anche su una dimensione più quotidiana e umana, dove insieme all’indagine si muove una realtà brulicante di necessità e problemi ma anche di sentimenti ed emozioni. Affascinante la figura del commissario, di cui l’autore sa cogliere ed esaltare l’aspetto umano, oltre a quello di pubblico ufficiale, restituendoci il padre, il marito, il collega, l’amico, l’amante, nelle sue molteplici identità. Ed è proprio questa caratteristica che più ho apprezzato, perché ci conduce nel mondo oggettivo e interiore del protagonista, ci fa simpatizzare,  affliggere, gioire, preoccupare, odiare e amare insieme a lui,accompagnandolo nel suo cammino verso la risoluzione e non solo investigativo.

Una lettura coinvolgente, tremendamente attuale, in cui non manca l’occasione di riflettere (e sconvolgersi) per come l’uomo possa arrivare a essere tanto crudele e feroce e come il perdono (in qualsiasi contesto) sia un sentimento e un percorso davvero raro e difficile da intraprendere.

La banda dei pitbull” ( Ed. incipit 23, 2023)