Una scrittura davvero potente, lucida e spietata, in cui lo
scrittore affronta una tematica difficile come quella dei rapporti familiari e delle loro dinamiche, analizzandoli come alla
lente di un microscopio, con minuzia e attenzione. Un romanzo originale dal punto di vista
stilistico, ricco di sequenze riflessive
– quelle che piacciono a me – che scavano, indagano nella psiche dei personaggi
riconsegnandoceli nella loro complessità e interezza.
Narrato in prima persona dal protagonista- scrittore, la
prima domanda che da lettrice mi sono fatta è: “Ma è autobiografico?” Anche se, in fondo, questo elemento non è
così indispensabile. Ogni autore si prende il diritto di rappresentare ciò,
quando, dove e come vuole: rendere una storia reale e vera anche quando non lo
è. È questa la grande magia della scrittura.
Il tema fondamentale, già presente nell’incipit, è la separazione, il distacco improvviso (all’apparenza)
di un figlio quarantenne che taglia i ponti con la famiglia d’origine. L’immagine
sulla soglia di casa della madre che chiede: «Tornerai a trovarci?» con l’acuto presentimento che qualcosa si è
rotto definitivamente è potente. Tutto il romanzo ruota attorno a questa
rottura, fonte di paura se non terrore, sviscerata, demonizzata, sperata, con
quell’uscita di scena semplice ma tanto sofferta.
Perché una separazione
così innaturale? Che mostro nasconde questa
famiglia piccolo- borghese, trasferitasi negli anni Settanta da Roma in un
paese poco distante da Torino? Sono domande che il lettore fin dalle prime pagine non può
fare a meno di porsi.
L’autore ci risponde, descrivendo, con giusta suspence e
delicatezza, ciò che si nasconde a volte anche nella “migliore” famiglia: episodi
di violenza domestica, quella poco
rumorosa, capace però di provocare danni
profondi, a volte irreparabili.
Andrea Bajani
affronta questa tematica – purtroppo così attuale – senza spettacolarismi né vittimismi ma
rappresentando in modo oggettivo i fatti, illustrandoli nella loro concretezza,
approfondendone i meccanismi, cercando motivazioni e possibili vie di uscita.
Ne emerge un quadro estremamente realistico in cui si
toccano questioni basilari come l’emancipazione
femminile, il potere del patriarcato
e la gabbia emotiva in cui alcune persone restano imprigionate e compromesse
forse, per troppa sensibilità.
Nel romanzo ha un ruolo di spessore la madre, analizzata,
scomposta in tanti frammenti con uno studio accurato ma distaccato, quasi fosse
un’estranea. Emerge una donna eterea, priva di sostanza, che come un fantasma
si muove ai margini dell’ambiente familiare, all’ombra del marito, sempre un
passo dietro. Un’esistenza invisibile, senza una propria identità, vissuta in
funzione degli altri: moglie, madre, figlia e mai donna, se non in sporadici tentativi
subiti repressi.
A seguire il padre: luce accecante che mette in ombra tutto
il resto, una figura pesante, autoritaria, ingombrante.
Infine la sorella, che sceglie l’assenza e il rimprovero al
fratello sulla sua presa di posizione nei confronti del padre.
Tocca al protagonista assumersi tutto il fardello di incomprensione
familiare, dall’esterno, quasi non facesse parte della stessa istituzione, per
acquisire consapevolezza, serenità e
fare finalmente pace con sé stesso.
Ma chi è davvero il
vincitore, se di vincita o sconfitta si può parlare? Chi rivendica il proprio
diritto con la violenza o chi invece lo fa col silenzio e la remissione? Chi
aspira a qualcosa di più o chi si accontenta? Chi resta o chi se ne va? Quale anniversario c’è da festeggiare, in un
simile contesto?
Lo scoprirete voi, lettori, se leggerete questo meraviglioso
romanzo, una lettura impegnativa per struttura e tematica, una sintassi originale, costruita su periodi articolati ma
efficaci. Un libro destinato a coloro che amano l’introspezione nella narrativa,
meritevole della candidatura al Premio Strega.
“L’anniversario”
di Andrea Bajani ( ed Feltrinelli 2025)